ILARIA ULIVELLI
Cronaca

Sanità, le lacune del sistema: tre cittadini su dieci fuori dal servizio pubblico

L’assessore regionale Bezzini: “Il governo non ci ha dato i fondi. Ma abbiamo un pacchetto da 30 milioni per contenere il fenomeno”

La situazione della sanità pubblica in Toscana: persiste il problema delle liste d'attesa (foto repertorio)

La situazione della sanità pubblica in Toscana: persiste il problema delle liste d'attesa (foto repertorio)

Firenze, 11 maggio 2025 – Il problema ha ormai radici profonde, storiche, difficili da estirpare. Nell’attesa che trovi soluzione il conflitto tra Governo e Regioni sul nuovo decreto voluto dal ministro Orazio Schillaci, le liste d’attesa in Toscana si gonfiano, si accumulano, si trascinano.

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Tra le visite specialistiche in maglia nera troviamo la dermatologia che, nel 2024, ha risposto solo nel 63% alle 145.407 richieste nei tempi previsti dalla legge, seguita da urologia (74,4%), oculistica (75,4%), endocrinologia (76,8%), pneumologia (78,4%), allergologia (81,9%), otorinolaringoiatria (82,2%), ginecologia (83,7%), cardiologia (84,9%), fisiatria (85%), gastroenterologia (88,7%).

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Per gli esami diagnostici il peggior risultato è dall’elettromiografia, effettuata nei tempi previsti, nel 2024, nel 64,5% delle 40.482 richieste, seguita da colonscopia (79,9%), gastroscopia (88%), spirometria (88,1%), ecocolordoppler (88,6%), mammografia (89,4%).

Insomma, c’è ancora tanto da fare. Nonostante lo straordinario volume di prestazioni erogate dalla Toscana: nel 2024 è stato sfondato il tetto degli 11,5 milioni superando, per la prima volta, i numeri pre Covid. Nel 2019 erano stati 11,3 milioni. La Toscana è ancora tra le regioni più produttive d’Italia, garantendo 110 visite ogni cento residenti (dati Agenas, 2022).

Ma ci sono ancora fra i tre e i quattro cittadini su dieci che restano fuori dal servizio sanitario pubblico. La Toscana, unica Regione in Italia al momento, misura un dato importante: l’indice di ‘cattura’. Serve per conoscere quante delle richieste fatte dai medici di famiglia e dagli specialisti – quando si prendono la briga di usare il ricettario del Sistema sanitario regionale – diventano prenotazioni effettive. E poi per intervenire. Il risultato non cambia da anni: oscilla tra le 6 e le 7 su 10.

Tradotto: anche quando va bene, un cittadino su tre resta fuori. Non riesce nemmeno a prenotare. I motivi? Non solo liste chiuse (ora mascherate dalle preliste, al Cup prendono nome e richiesta e richiamano), agende a secco e tempi infiniti. Oltre a chi si rivolge al privato (se può), c’è chi rinuncia per altri motivi: prescrizioni errate o ripetute, problema risolto.

“Nel 2024 la Regione ha impiegato in totale 37milioni di euro per contenere le attese – spiega l’assessore toscano al diritto alla salute, Simone Bezzini – Di questi, 32milioni del Fondo sanitario nazionale in virtù di una norma del Governo che autorizzava a spenderne lo 0,4% in deroga ai tetti di spesa proprio per l’abbattimento delle liste d’attesa”. Risorse che la Toscana ha esaurito a ottobre 2024 e che ha integrato con 5 milioni dalle proprie casse. Nello specifico, 22,6 milioni hanno consentito di effettuare 375.310 prestazioni di specialistica ambulatoriale in più.

“Per il 2025 il Governo non ha previsto risorse e ha persino cancellato la norma che autorizzava a spendere parte del fondo sanitario nazionale per abbattere le liste d’attesa, eliminando di fatto anche quell’unico strumento utile che le Regioni avevano a disposizione per controllare il fenomeno – aggiunge Bezzini – La norma è stata eliminata dopo che il sottosegretario, a fine anno, aveva annunciato che il Governo avrebbe aumentato dallo 0,4 allo 0,7% lo sforamento in deroga ai tetti di spesa. Annunciata, mai vista: Di quella misura non c’è traccia”.

“Nonostante tutto la Toscana per il 2025 è riuscita a mettere in campo un pacchetto di misure per contenere le liste d’attesa, investendo quasi 30 milioni di euro. Si stima che con 18 milioni si possano effettuare circa 300mila prestazioni in più. Parallelamente, con le risorse restanti si aumenterà la spesa autorizzata per prestazioni effettuate dal privato convenzionato. Un aiuto nell’offerta della diagnostica arriverà dal progetto sperimentale che vede coinvolti i medici di famiglia nelle case di comunità”.