ANTONIO MANNORI
Cronaca

Morte di Iannelli, "Voglio giustizia per mio figlio. Avrebbe compiuto 25 anni"

Prato, il padre del ciclista morto in gara: "Impossibile che nessuno abbia colpe, non mi arrendo"

Giovanni Iannelli

Prato, 21 novembre 2021 - La battaglia di Carlo Iannelli non si arresta. È una corsa ostinata verso quello che resta per lui l’unico traguardo possibile: la giustizia, la verità. Carlo Iannelli è un padre che da due anni convive con il dolore immenso della perdita di un figlio. Il suo campione. Si chiamava Giovanni Iannelli e ieri avrebbe compiuto 25 anni. Il giovane ciclista pratese morì in un incidente il 5 ottobre 2019, a 144 metri dall’arrivo di quella tragica gara, l’87° Circuito Molinese di Molino de’ Torti (Alessandria). Ed è nel giorno di quei 25 anni che non arriveranno mai che il padre Carlo ha lanciato l’appello, l’ennesimo: chiede un processo per la morte del figlio.

Il giovane cadde durante la volata finale e sbattè la testa contro lo spigolo di una colonna in mattoni che sorreggeva un cancello. E che non aveva alcuna protezione. Iannelli morì alcuni giorni dopo in ospedale. È del marzo di quest’anno la decisione del gip del tribunale di Alessandria che ha archiviato la posizione del presidente della società organizzatrice, del direttore e del vicedirettore di corsa, scrivendo che "attività come il ciclismo restano intrinsecamente pericolose, cionondimeno l’ordinamento tollera e tutela".

"Gli organizzatori – replica Carlo Iannelli – avevano posizionato solo 50 metri scarsi di transenne in totale spregio di quanto previsto obbligatoriamente dal regolamento tecnico nonché dalla buone e corrette prassi organizzative". Dopo l’incidente che costò la vita a Giovanni, il padre, già dirigente regionale e nazionale di ciclismo e presidente per anni della Ciclistica Pratese 1927, si attivò per conoscere tutti gli aspetti e le eventuali responsabilità degli organizzatori. E iniziò la sua battaglia: "Non smetterò di lottare perché davvero ci siano verità e giustizia per la morte di mio figlio. Per averle serve necessariamente un processo, che è un principio di civiltà, un diritto sacrosanto specie per la parte offesa, per una famiglia che ha perso un figlio strappato alla vita nel fiore degli anni".