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EMPOLI Giustizia per Castellani. Morì nei lager, famiglia risarcita

Gli eredi dell’ex giocatore azzurro, a cui è intitolato lo stadio, hanno vinto la causa

Franco Castellani nella sua casa con una foto del padre Carlo, cui è intitolato lo stadio di Empoli

Franco Castellani nella sua casa con una foto del padre Carlo, cui è intitolato lo stadio di Empoli

EMPOLI (Firenze)Giustizia è fatta per Carlo Castellani. Nell’ottantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo arriva la sentenza del Tribunale di Firenze a favore del figlio di uno dei ventitré deportati di Montelupo Fiorentino. Un responso molto atteso per un personaggio diventato il simbolo delle sofferenze patite dalla popolazione dell’Empolese Valdelsa durante la guerra. Franco ieri non ha saputo trattenere le lacrime alla notizia che segna uno spartiacque per l’intera famiglia.

"È una grande vittoria morale che voglio dedicare proprio a lui, a mio babbo, a mia mamma Irma e a mia sorella Carla – commenta commosso l’87enne dalla stessa casa di Fibbiana dalla quale il padre uscì senza tornare –. Abbiamo lottato una vita intera per lui. Chissà dov’è adesso... mi piacerebbe parlarci. Se potessi gli direi che lo abbiamo aspettato tanto".

Quel risarcimento – ottenuto intanto sulla carta, nel primo grado di giudizio – supera i 400mila euro. E appare come una conquista dopo una lunga battaglia legale attraverso la quale è stato finalmente riconosciuto "il crimine di guerra efferato, subito ingiustamente, perpetrato contro i diritti inviolabili della persona". Con effetti a cascata sugli eredi che sono dovuti crescere nell’assenza. Ma il risarcimento ovviamente non basta. La ferita è profonda e resta tale. Impossibile da cancellare così come l’immagine dell’indimenticato bomber dell’Empoli calcio ucciso nel sottocampo di Gusen nel 1944.

Nella notte del 7 marzo 1944, i nazifascisti, su ordine del Terzo Reich, si aggirarono per Montelupo rastrellando con l’inganno le persone iscritte in una lista. “Il maresciallo ti vuole parlare!”: questo l’invito perentorio a salire su un camion. Tra i trenta nomi c’era anche quello di David Castellani, reo di non aver mai preso la tessera del regime e di essere un simpatizzante socialista. Alla finestra però si affacciò il figlio Carlo che si offrì di andare a parlare con il maresciallo dei carabinieri per sentire cosa volesse dal padre anziano e malato. Salutò la giovane moglie e i loro due piccoli pensando di tornare presto. Fu la sua condanna a morte. Aveva soltanto 35 anni.

"La sentenza ci lascia chiaramente soddisfatti – le parole dell’avvocato Diego Cremona che ha assistito i Castellani –. Il danno non patrimoniale che direttamente il cliente ha sofferto per la privazione del padre è stato riconosciuto appieno dal Tribunale. E questo anche superando l’eccezione di prescrizione che l’Avvocatura aveva sollevato nell’interesse del Ministero". "Un risultato importante – aggiunge il senatore dem Dario Parrini – che speriamo possa costituire una spinta a sbloccare l’erogazione dei risarcimenti a tanti familiari di vittime che già da molto tempo hanno ottenuto sentenze definitive".

Elisa CapobiancoYlenia Cecchetti