Ecovillaggi e comunità degli elfi in Toscana: ecco dove il tempo si è fermato

Come si svolge la giornata nella comunità di Motevettolini. La mappa degli insediamenti nella regione, dove si vive senza tv e si consuma solo quello che si produce

Raduno del Movimento Arcobaleno

Raduno del Movimento Arcobaleno

Firenze, 23 maggio 2022 – Sono luoghi dove il tempo si è fermato, dove si vive a stretto contatto con la natura, senza televisione, usando energia rinnovabile e mangiando prevalentemente vegetariano o vegano. Sono le comunità stile hippy, oggi ecovillaggi, dislocati in tutta Italia. In Toscana le comunità più note sono oltre una decina.Tra queste anche il popolo degli elfi, a Montevettolini, in provincia di Pistoia, dove in queste ore è stata soccorsa una donna incinta in procinto di partorire.

La comunità, situata nei pressi di Sambuca Pistoiese, è una delle più originali. Fondata negli anni Ottanta, ci vivono più di 150 persone. E' nata dall'occupazione di terre e ruderi abbandonati da decenni. Ci sono quattro piccoli villaggi e quattordici coloniche, tutte raggiungibili solo a piedi. Le case non hanno elettricità, ci si scalda e si cucina con la legna e si consuma solo ciò che si produce: frutta, ortaggi, olive, cereali. C'è una cassa comune per acquistare alimenti e beni che non si producono e ognuno dà in base alla propria disponibilità. I bambini vanno alla scuola autogestita, dove però insegnano anche docenti che non fanno parte della comunità.

Se è una delle comunità più originali, non è la sola in Toscana. Ecco dove si trovano le altre.

Ecovillaggio Ciricea, Piteccio (Pistoia) Sempre nel pistoiese si trova Ciricea, progetto di comunità no profit nato nel 2010. Un ex albergo è stato ristrutturato e riqualificato, nel parco adiacente ci sono gli orti. Attualmente ci vivono 13 persone, che si dedicano al lavoro online o fanno trattamenti. Altri sono in pensione e si dedicano all'agricoltura o alla realizzazione di prodotti artigianali.

Campanara, Palazzuolo Sul Senio (Firenze) Nell'ecovillaggio Campanara, situato nell'appennino Tosco-Emiliano, tra rose profumatissime e frutti di bosco, si mangia biologico e ci si dedica alla raccolta dei prodotti dell'orto o alla realizzazione di manufatti artigianali. I bambini possono divertirsi su altalene fatte a mano. Si offre ospitalità in tende indiane attrezzate, i teepe.

Ecovillaggio Corricelli, Cantagallo (Prato) Impianti fotovoltaici, collettori solari e varie sorgenti garantiscono al villaggio dell'associazione Basilico l'autosufficienza energetica. Nelle case del borgo, nelle due capanne di paglia e nella yurta vivono otto persone e un ragazzo profugo del Ghana. L'alimentazione è prevalentemente vegetariana e biologica, ma sporadicamente si consuma carne allevata in modo etico. E' circondata da 11 ettari di terra in concessione, dove si coltivano patate e grano e dove è stato realizzato un grande orto sinergico. La comunità collabora con il vicino ecovillaggio di Torre di Mezzo.

Upacchi, Anghiari (Arezzo) Nata nel 1990 come cooperativa agricola, è diventato un ecovilllaggio con 17 abitazioni e 70 ettari di terreno, dove vivono circa 12 famiglie. C'è chi fa l'artigiano, chi l'insegnante, chi è imprenditore agricolo. L'obiettivo è vivere in mezzo alla natura, condividendo con gli altri gli spazi e aiutandosi reciprocamente.

La Bagnaia, Sovicille (Siena) E' una comune nata nel 1979, composta da una ventina di persone. Vi si produce olio, vino, carne bovina, foraggio, cereali, formaggi e miele. Il riscaldamento va a legna e ci sono pannelli solari per l'acqua calda. Per irrigare gli orti si usa l'acqua raccolta sui tetti.

Reggioli, Nusenna (Siena) Ecovillaggio e bioagriturismo, si sviluppa attorno ad un casale in pietra risalente al 18esimo secolo e immerso nei boschi. Ci abitano famiglie che praticano l'autosufficienza alimentare ed energetica e che sperimentano modelli di vita in sintonia con l'ambiente e con il prossimo.

Rays, Gerfalco (Grosseto) Qui dal 2008 vive in modo frugale un piccolo nucleo di persone. Si usa energia rigorosamente rinnovabile, vi si coltivano ortaggi e si recuperano semi antichi e autoctoni, come il mais di Gerfalco. Un'esperienza di decrescita felice che la comunità condivide con eventuali ospiti, che possono partecipare ai seminari e laboratori che vengono organizzati periodicamente.