Luca Boldrini
Cronaca

Morì in ospedale dopo aver preso il Covid, Asl condannata a risarcire 450mila euro

L’Asl Toscana Nord Ovest: “Valutiamo appello, era una situazione di emergenza: il nuovo coronavirus rappresentava una minaccia sanitaria senza precedenti”

Morì in ospedale dopo aver preso il Covid, Asl condannata a risarcire 450mila euro

Livorno, 15 maggio 2025 – Contagiato dal Covid in ospedale, morì pochi giorni dopo la positività al tampone. Raccontata così sembra una delle tante, tristi storie della pandemia che ha funestato il mondo a partire dal 2020 fino alla “chiusura” dell’emergenza sanitaria nel maggio 2023. In realtà si tratta di una vicenda articolata, che ha portato a una causa legale e alla condanna dell’Asl Toscana Nord Ovest (che copre le province di Livorno, Pisa, Massa Carrara e Lucca). L’azienda sanitaria dovrà pagare in tutto circa 450mila euro: 76mila e 79mila euro alle sorelle del defunto, circa 293mila euro alla convivente.

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Man wearing face mask holding Covid-19 rapid antigen test cassette with negative result of rapid diagnostic test. Self-testing kit at home

La storia: dal ricovero alla morte

Il paziente, originario di Castelfiorentino, aveva compiuto 69 anni da tre settimane quando morì. Era ricoverato nel reparto di medicina interna dell’ospedale di Livorno dal 12 dicembre 2020, poi fu trasferito a malattie infettive. A fine dicembre aveva contratto un’infezione ospedaliera da Klebsiella pneumoniae ed era in isolamento; il 6 gennaio 2021 risultò positivo al tampone molecolare covid e il 13 gennaio morì.

Nel corso del procedimento giudiziario davanti al giudice monocratico Simona Capurso, con i familiari del defunto assistiti dall’avvocato Fabrizio Spagnoli di Cecina, è stato considerato un punto fermo l’origine del contagio: poiché l’uomo era in ospedale da circa 25 giorni quando il tampone risultò positivo, considerato che il covid ha un tempo di incubazione tra 5 e 14 giorni, era solo lì che poteva essersi contagiato. L’altro elemento di rilievo, si legge nella sentenza, è il cluster epidemico “rilevante” che si verificò tra il 5 e il 17 gennaio nel reparto di medicina interna di Livorno, con ben 31 contagiati tra pazienti, medici e operatori di assistenza.

I protocolli e le misure di sicurezza

Alla fine però il punto cruciale della causa ha riguardato i protocolli e le misure di sicurezza: i consulenti della Procura hanno sottolineato che i protocolli di prevenzione del rischio erano adottati solo formalmente, ma non concretamente applicati. Contestazione respinta dall’Asl, che ritiene invece che non ci siano state omissioni o condotte colpevoli. Ma per il giudice non è stata fornita la prova che gli obblighi siano stati ottemperati. 

L’Asl: valutiamo il ricorso in appello, fu emergenza senza precedenti

L’Asl Toscana nord ovest dal canto suo fa sapere che “sta valutando, dopo un’attenta verifica delle carte processuali, di appellarsi alla decisione del giudice. Da una prima analisi sembrerebbe che il tribunale abbia sostanzialmente equiparato l’infezione da Covid-19 alle altre infezione nosocomiali già note e studiate, come se si trattasse di un rischio sanitario ordinario e prevedibile. Tuttavia, è fondamentale ricordare che, nel periodo in cui si sono verificati i fatti, il nuovo coronavirus rappresentava una minaccia sanitaria senza precedenti, caratterizzata da un’elevata incertezza scientifica, da una rapida evoluzione delle conoscenze anche in relazione agli strumenti diagnostici e protettivi da utilizzare”.

"In quel contesto – spiega l’Asl in una nota – le strutture sanitarie si sono trovate ad affrontare una situazione emergenziale con indicazioni in continua evoluzione. Assimilare il Covid-19 ad altre infezioni già conosciute può implicare il rischio di semplificare eccessivamente la complessità del momento storico e le difficoltà operative affrontate dal personale. Inoltre il Tribunale si è basato principalmente su una perizia penale senza che fossero coinvolti gli operatori sanitari e senza considerare gli effettivi controlli che la direzione ospedaliera effettuava sul rispetto delle procedure”.