
Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci
Firenze, 18 maggio 2021 - Le Case del popolo non possono riaprire. L’ultimo provvedimento del governo rimanda ancora una volta la riapertura dei circoli ricreativi, ormai in ginocchio per la prolungata chiusura. Tanti, probabilmente, non riapriranno più. Si disperderà così un patrimonio sociale importante. E’ per questo che Arci e Acli della Toscana e a livello nazionale accusano il governo. «Nonostante il miglioramento dei contagi e del complessivo contesto sanitario, è stato scelto di mantenere chiusi i centri culturali, sociali e ricreativi. I circoli della Toscana, come nel resto d’Italia, sono stati ancora una volta dimenticati e abbandonati dal Governo. Si tratta di 1.500 sedi tra le varie province che attendevano un barlume di speranza e di uguaglianza nel trattamento rispetto alle altre attività. È una decisione ingiusta quella che traspare dal nuovo decreto legge e che di certo non riusciamo ad accettare. Si è scelto di prolungare fino all’inizio di luglio la crisi dei circoli, mettendo ancora in difficoltà migliaia di lavoratori».
Così i presidenti Acli e Arci della Toscana, rispettivamente Giacomo Martelli e Gianluca Mengozzi. «Saremo gli ultimi a ripartire – aggiungono –. Sport, eventi, feste, concerti all’aperto: luoghi con assembramenti estremamente più numerosi dei nostri avranno la possibilità di ricominciare prima. Uno schiaffo alla nostra storia che da sempre è sinonimo di legame con la cittadinanza, di cultura e aiuti sul territorio a livello sociale grazie a numerosi volontari che vivono queste case». Per Martelli e Mengozzi, «il Terzo settore, tra i pilastri della regione e del Paese, non può essere lasciato da parte. La Toscana ospita una rete straordinaria di piccoli e medi centri che la pandemia ha messo in ginocchio, causando debiti enormi. I nostri circoli però non possono riaprire solo per una questione giuridica, non perché manchino le condizioni igienico sanitarie e la garanzia di sicurezza. Abbiamo sempre rispettato ogni normativa e gli accessi sono limitati ai soci, di cui è semplice tenere un registro degli accessi».
L’appello per la riapertura dei circoli era arrivato giorni fa dai vertici nazionali di Arci e Acli, che avevano denunciato una discriminazione assurda nei confronti dei circoli. «E’ urgente e non rinviabile riaprire i Circoli e far ripartire le attività dei luoghi di socialità e diffusione della cultura, in sicurezza e con le stesse regole e protocolli degli altri, cancellando delle incomprensibili discriminazioni» avevano detto la presidente nazionale Arci, Francesca Chiavacci, e il presidente nazionale Acli, Emiliano Manfredonia. «Non si possono dimenticare e discriminare ancora una volta le associazioni di promozione sociale e culturale e i loro Circoli, tra i settori più colpiti e dimenticati dalla crisi legata all’emergenza sanitaria. In questi ultimi giorni, in cui le vaccinazioni stanno crescendo e i contagi sembrano abbassarsi, in cui riaprono attività culturali, sportive ed economiche, siamo sottoposti a una misura discriminatoria. Il decreto sulle riaperture del marzo scorso ha confermato la possibilità della somministrazione da parte dei Circoli, ma i recenti provvedimenti hanno invece lasciate bloccate e sospese le attività sociali anche se analoghe a quelle di altre realtà che hanno invece riaperto. Una discriminazione incomprensibile e miope perché siamo convinti che non si possa superare questa crisi senza la presenza di presidi sul territorio così importanti come le nostre basi associative».
I due esponenti avevano rilanciato l’appello al «Governo e al Parlamento di mettere in campo ogni iniziativa legislativa per far sì che possa riprendere l’attività ricreativa e culturale dei Circoli verso i soci; per lo sblocco delle risorse del fondo straordinario; per la previsione di ulteriori risorse per il sostegno alle nostre strutture associative all’interno delle misure previste; per l’ampliamento delle forme di accesso al credito garantite dallo Stato». «C’è bisogno di riconoscere e valorizzare – avevano sottolineato Chiavacci e Manfredonia – le attività di prossimità dei Circoli e dell’associazionismo diffuso fondamentali per le relazioni sociali, per ricostruire un senso di comunità e rispondere al senso di solitudine che attraversa la società italiana».
Le Case del popolo potranno aprire solo dal primo luglio.