Corpi fatti a pezzi e chiusi nelle valigie. Coniugi scomparsi, cinque anni di segreti

La ricostruzione fatta dai carabinieri nel 2015, quando uno dei figli era in carcere e la coppia sparì nel nulla dalla casa nel Fiorentino

Shpetim e Teuta Pasho

Shpetim e Teuta Pasho

Firenze, 16 dicembre 2020 - Nel novembre del 2015, Dorina Pasho denunciò con la sorella Vittoria la scomparsa dei suoi genitori. Shpetim e Teuta, 54 e 52 anni, facevano avanti e indietro dall’Albania. In quel periodo avevano trovato una sistemazione a Scandicci: un altro dei loro tre figli, Taulant, era infatti detenuto nel carcere fiorentino di Sollicciano. Un’ultima telefonata tra la mamma e Dorina, il 2 novembre, e poi un silenzio lungo cinque anni. Interrotto da un flash. La notizia del secondo corpo dal campo degli orrori di Sollicciano, la possibilità che quei resti appartenessero a una donna e che le vittime fossero dunque una coppia, ha fatto sanguinare quella ferita mai rimarginata e riaccendere vecchi ricordi.

Appartengono a Shpetim e Teuta i cadaveri fatti a pezzi e chiusi nelle tre valigie riaffiorate sinora da quel terreno che costeggia la Firenze-Pisa-Livorno? I carabinieri stanno privilegiando questa pista. A portarli in quella direzione, c’è anche un tatuaggio. Un’ancora, e due date, ’79 e ’82, dettagli notati dai medici legali Stefano Pierotti e Martina Focardi, i consulenti del sostituto procuratore Ornella Galeotti, incaricati di ricavare, dal tavolo autoptico, quante più informazioni possibili da quei resti ormai saponificati. Anche Shpetim si era timbrato sulla pelle qualcosa in ricordo del suo passato nella Marina Militare albanese. Il 1979 sarebbe l’anno dell’arruolamento, e il 1982, la fine della leva.

Dorina, dall’altra sera, è in contatto con i carabinieri. E’ meno loquace rispetto a quando chiamava “Chi l’ha visto?“. "Dobbiamo aspettare, non posso dire nulla. I carabinieri mi hanno detto che mi faranno sapere", dice Dorina, che conferma che il babbo avesse un tatuaggio "dei tempi del militare", ma non ha ancora donato il suo dna per il riconoscimento.

L’identificazione dei cadaveri è il primo passo per dipanare un enigma. Intanto, se il riconoscimento dei Pasho avesse esito positivo, questo sgombrerebbe il campo dall’ipotesi di maniaci e serial killer. E tutto parte dall’inizio, dalla stretta rete di conoscenze che Shpetim e Teuta avevano qui in Italia. Chi poteva avere un conto da regolare? Quale dissapore da lavare con il sangue? Prende corpo anche l’ipotesi di una faida fra famiglie. Addirittura in famiglia. "I carabinieri mi dissero che se ne erano andati volontariamente per una discussione familiare. Non abbiamo più saputo nulla di loro", dice Dorina.

Chi erano i Pasho? Il figlio Taulant era stato arrestato per droga, come ricorda il suo legale, Sabrina Del Fio. L’ultimo episodio risale al 2016: finì di nuovo a Sollicciano per una partita di sei chili e mezzo di marijuana che nascondeva nel suo garage, sempre dalle parti del penitenziario, vigilato dai pitbull. Poi, appena ottenuti i domiciliari, ne approfittò per fuggire dall’Italia. Lasciando qui le due sorelle e pure una fidanzata che gli aveva rifilato qualche denuncia.

Ma lui , quando i genitori scomparvero, era in carcere. Eppure, il gran mistero delle ossa della valigia, da ieri sembra un po’ meno rebus. Gli investigatori sembrano aver trovato il bandolo della matassa, anche se le ricerche di ieri hanno dato esito negativo: mancano dei pezzi per ricomporre per intero i due cadaveri, e questi pezzi, ipotizzano gli inquirenti, potrebbero essere in una quarta valigia non ancora riemersa dai rovi del campo di Sollicciano. Dopo il disboscamento, i militari ricominceranno a cercare. L’ultimo volta che che è stato pulito, risale a un paio d’anni fa.