ELETTRA GULLE'
Cronaca

Alluvione in Versilia, 29 anni fa il potente temporale autorigenerante che portò morte e distruzione

In poche ore, su una porzione molto limitata di territorio, caddero tra i 410 e i 480 millimetri di pioggia: l’equivalente di sei mesi di precipitazioni. Fu anche in seguito a quella tragedia che nacque il progetto Lamma

L'alluvione in Alta Versilia che il 19 giugno 1996 portò morte e distruzione (foto Umicini)

L'alluvione in Alta Versilia che il 19 giugno 1996 portò morte e distruzione (foto Umicini)

Firenze, 19 giugno 2025 – Il 19 giugno 1996 la Toscana fu travolta da uno degli eventi meteorologici più drammatici della sua storia recente. Un violento sistema temporalesco si abbatté sulle Alpi Apuane, rimanendo stazionario per circa otto ore e colpendo con particolare violenza le frazioni di Cardoso, nel comune di Stazzema, e Fornovolasco, nel comune di Vergemoli. In poche ore, su una porzione molto limitata di territorio, caddero tra i 410 e i 480 millimetri di pioggia: l’equivalente di sei mesi di precipitazioni.

«Fu un evento particolare – spiegano dal consorzio Lamma –. Era un temporale singolo, stazionario su una porzione limitata di territorio. Le Apuane sono la seconda zona più piovosa d’Italia. Nonostante fosse un territorio abituato a piogge molto intense, quell’alluvione fu distruttiva perfino per un’area che da sempre registra grandi quantitativi di pioggia. Non esiste reticolo idrografico capace di sostenere una simile quantità d’acqua. Il fenomeno si sviluppò in mattinata e durò circa otto ore».

Il reticolo idrografico minore – fatto di rii, fossi, canali e torrenti – andò in crisi: i corsi d’acqua si gonfiarono a dismisura, provocando frane, esondazioni e colate detritiche. Tra i torrenti che strariparono ci furono la Turrite Secca e la Turrite di Gallicano. Le colline cedettero, alimentando una valanga di fango, acqua e detriti che travolse tutto ciò che incontrava.

Cardoso fu quasi completamente sommersa: l’acqua raggiunse in alcuni punti i cinque metri d’altezza. Case spazzate via, ponti distrutti, infrastrutture danneggiate e intere famiglie isolate.

Il bilancio finale fu drammatico: 13 vittime, 67 feriti, centinaia di sfollati e danni ingenti. La macchina dei soccorsi si attivò subito, ma l’estensione del disastro e le difficoltà di accesso alle zone più colpite resero le operazioni estremamente complesse. Protezione civile, vigili del fuoco, forze dell’ordine, volontari e cittadini lavorarono fianco a fianco per giorni, cercando dispersi e aiutando le comunità colpite.

Quello del 19 giugno 1996 è ricordato come l’esempio più emblematico di temporale autorigenerante: un fenomeno raro, ma potenzialmente devastante, in cui le celle temporalesche si riformano continuamente sullo stesso punto, scaricando pioggia incessante per ore. Un evento che, all’epoca, non era prevedibile con precisione, ma che ha spinto la Toscana a dotarsi di strumenti sempre più efficaci di monitoraggio e prevenzione. Fu anche in seguito a quella tragedia che nacque il progetto Lamma, oggi punto di riferimento per le previsioni meteorologiche regionali e nazionali.

A 29 anni di distanza, l’alluvione dell’Alta Versilia resta una ferita aperta. È anche un monito: ci ricorda quanto il territorio sia fragile e quanto siano fondamentali la prevenzione, la cura dell’ambiente e un sistema di allerta meteo tempestivo.