Alluvione, le ore della tragedia: “Così il temporale auto-rigenerante ha flagellato la Toscana”

Gordon Baldacci, fisico dell’atmosfera: “Il caldo dei mesi scorsi e lo scontro tra i venti di Scirocco e Libeccio hanno creato la tempesta perfetta”. Il primato dei millimetri caduti a Pontedera-Gello

La mappa delle precipitazioni (dalla pagina Facebook di Eugenio Giani) e il metereologo Gordon Baldacci

La mappa delle precipitazioni (dalla pagina Facebook di Eugenio Giani) e il metereologo Gordon Baldacci

Firenze, 3 novembre 2023 – Il record lo ha fatto registrare la stazione di Pontedera-Gello, dove nella sola giornata di ieri sono caduti 221,8 mm di acqua. Ma i danni maggiori si sono avuti nell’area della Piana, da Campi Bisenzio a Prato, passando per Quarrata, Seano e zone limitrofe. Un’alluvione per certi versi assai peggiore rispetto a quella del ‘66, figlia di una serie di temporali autorigeneranti che hanno imperversato sulla Toscana centrale per circa 6 ore.

Gordon Baldacci, fisico dell’atmosfera e meteorologo, partiamo dai modelli: che cosa prevedevano?

"Che potesse esserci un peggioramento delle condizioni meteo per la giornata di giovedì 2 si vedeva già da qualche giorno. Di solito i modelli sono sovrastimati: erano previsti accumuli importanti, ma speravamo che, come spesso accade, le cose andassero migliorando”.

E invece?

"Quando siamo arrivati al dunque, già ieri mattina si capiva che la situazione poteva essere grave. Avevamo motivo di pensare che gli accumuli potessero essere importanti e in effetti lo sono stati. Il problema è che quando si mette in moto il meccanismo poi è impossibile fermarlo. E’ piovuto un 20-30 per cento in più rispetto a quello che ci immaginavamo”.

Che cosa è successo, nello specifico?

"Si parla di temporali auto-rigeneranti che tendono a formarsi nello stesso posto e che sono in grado di scaricare tantissima acqua in poco tempo. Si tratta di un fenomeno temporalesco che si auto-alimenta a causa del contrasto tra due masse d'aria con caratteristiche termiche e igrometriche differenti: una caldo-umida presente alle basse quote e un'altra più fredda e secca alle quote superiori della troposfera. Per dirla in parole povere, è tipo nuvola di Fantozzi che insiste sulla stessa zona”.

Quanto c’entra la scarsa manutenzione di fossi, fogne e canali con quanto accaduto?

"Il problema è un altro: la tempistica dei fenomeni. Quando ci sono dei Rain Rate di 100 mm all’ora come punta di intensità è dura arginare l’acqua. Che ci siano situazioni che di partenza non aiutano è vero, ma dove c’è urbanizzazione e cemento l’acqua non viene assorbita e questo è un dato di fatto”.

Perché l’area della Piana è messa peggio rispetto all’Empolese Valdelsa o alla Valdera dove è piovuto addirittura di più?

"Partiamo col dire che a Campi o a Prato hanno dovuto fare i conti con il Bisenzio già ingrossato dalla pioggia caduta sui monti nei giorni scorsi, mentre le altre zone, dove comunque non sono mancati gli allagamenti, erano messe un po’ meglio. E poi da quelle parti c’è molto più cemento che altrove”.

Qualcuno ha fatto il paragone con il ‘66: cosa dicono i dati?

"L’acqua che allora venne in due giorni stavolta è caduta in 6 ore. Ma il tema vero sono i tempi di ritorno: quello che è successo ieri nelle prime tre ore di precipitazioni prima poteva verificarsi ogni 40-50 anni, mentre adesso questa frequenza si è ridotta a 5-6 anni. Dobbiamo fare i conti con il clima che cambia”.

Il caldo dei mesi scorsi ha inciso?

"E’ stato decisivo. Il caldo piace a tanti, ma non è che poi sparisce. In qualche modo deve essere reimmesso e quanto accaduto ieri è frutto di due mesi durante i quali non ci sono stati quei temporali che prima ‘rompevano’ l’estate. Questa è una cosa con la quale dobbiamo necessariamente fare i conti”.