Vecchia Bpel, con i commissari nove mesi da incubo: altri 24 milioni di deficit

Sia la relazione del liquidatore che la trimestrale certificano il peggioramento. In calo raccolta, crediti e accantonamenti. Azzerate anche le subordinate del fondo pensioni: è rabbia; Bankitalia: noi mai registi dell'Opa di Vicenza

Riccardo Sora

Riccardo Sora

Arezzo, 1° febbraio 2016 - Chi avrà la ragione finale? Banca d’Italia si difende dall’accusa di aver gestito male il caso Banca Etruria, gli ex vertici di via Calamandrei rimbalzano su via Nazionale almeno parte delle colpe dell’insolvenza che pare inevitabile e dovrebbe essere dichiarata dal collegio fallimentare, prima udienza  lunedì 8 febbraio. Il governatore Ignazio Visco fa inserire nel sito web di Bankitalia un questionario a cui via Nazionale esce senza macchia.

Non potevamo commissariare Bpel a piacere, dicono gli uomini di Visco, ci sono delle procedure precise. L’11 febbraio i commissari Riccardo Sora e Antonio Sora si presentantano col decreto di amministrazione straordinaria firmato il 9 dal ministro dell’economia Pier Carlo Padoan e la situazione di via Calamandrei è già drammatica: dopo gli ultimi accantonamenti di 622 milioni a copertura delle sofferenze, il patrimonio è quasi azzerato, di gran lunga sotto la soglia di sorveglianza, che per Bpel è di circa 400 milioni.

Servirebbe un aumento di capitale, ma il Cda che si appresta a convocare l’assemblea per vararlo viene interrotto dai commissari, prima ancora che voti il maxi-deficit da 526 milioni. Bankitalia a questo punto non crede più nei vecchi amministratori e sceglie di agire da sola. Lasciando nei cassetti anche una richiesta di due diligence del fondo londinese Anacap e una proposta di acquisto dei crediti deteriorati (700 milioni su 2,7 miliardi) del fondo Algebris di David Serra che giungerà a fine febbraio. Ma nei nove mesi di gestionen Sora e Pironti i numeri non migliorano. La relazione del liquidatore Giuseppe Santoni certifica un ulteriore rosso al 30 settembre 2015 di 24 milioni. Le cifre della trimestrale, sempre al 30 settembre, predisposta dai commissari e anticipati ieri dal Fatto Quotidiano, indicano che le sofferenze lorde, di 1,98 miliardi all’epoca di Rosi & C., salgono a 2,18, il tasso di accantonamento che era arrivato al 66% scende al 63%: se la copertura fosse rimasta quella imposta al vecchio Cda, il patrimonio netto, che già scende a 22 milioni, sarebbe diventato negativo.

Le sofferenze nette aumentano dal 13% dei crediti alla clientela al 18. E ancora la raccolta a vista (quella dei conti correnti) che nel 2014 era cresciuta del 10%, cala del 21%, da 3,2 miliardi a 2,5, la raccolta diretta (cioè totale) scende da 6,4 a 5,5 miliardi (-15%), i crediti concessi ai clienti vanno giù del 14%, i crediti senza sofferenze passano da 3,8 a 3 miliardi (-21%). Bpel si rattrappisce, i clienti si diradano. Un vero e proprio calvario con un dato positivo: la cessione al Credito Fondiario di 300 milioni di sofferenze, che ne portano in cassa un centinaio.