
VINCENZO SCOTTI
Arezzo, 21 febbraio 2105 - Arriva il contrattacco di Privilege Yard, la società dell’ormai celebre cantiere di Civitavecchia e dell’altrettanto celebre yacht da mega-ricchi. A ribattere colpo su colpo alle indiscrezioni affiorate nei giorni scorsi è l’igegner Bruno Del Pico, direttore di una maxi-cantiere realizzato al porto laziale su un terreno demaniale di dieci ettari dato in concessione per 34 anni. «Il cantiere – puntualizza intanto Del Pico – lo abbiamo completamente costruito noi e con mezzi propri. Privilege Yard non è un’allegra combriccola ma una società dalle spalle solide con un capitale sociale versato di ottanta milioni».
Non si ferma l’ingegnere che intende rettificare una notizia pubblicata dai principali organi di informazione compreso il nostro: «Vorrei chiarire - dice - che siamo in possesso di un contratto di vendita da 340 milioni di euro. Il committente c’è eccome, altrimenti l’opera non sarebbe nemmeno iniziata. Ovviamente abbiano l’obbligo di tenerne riservato il nome».
E sempre a proposito di chiarezza, Del Pico non potrebbe essere più preciso di così nello smentire le dichiarazioni rese al nostro giornale da Vincenzo Scotti, più volte ministro democristiano nella prima Repubblica. Aveva detto il vecchio esponente della Balena Bianca che lui non era mai stato presidente onorario di Privilege Yard, «la carica mi era stata offerta ma io non l’ho mai accettata». Così, in modo ultimativo.
Altrettanto ultimativo il direttore del cantiere: «Carica mai accettata? Ma se Scotti è tutt’ora presidente onorario della società». Per poi aggiungere che l’ottantaduenne ex ministro non ha ruoli operativi o esecutivi come del resto era scontato né alcuno aveva mai affermato il contrario.
Ciò che più ci interessa è però il ruolo di Banca Etruria nella vicenda e il credito che si è incagliato nell’affare del porto. «Tanto per cominciare il credito non è incagliato e garantisco che a Etruria restituiremo tutto fino all’ultimo centesimo dovuto. E poi anche le cifre sono sbagliate».
Eccoli i numeri secondo Del Pico: «Il finanziamento ottenuto era di cento milioni, divisi in quota parte dalle cinque banche del pool: Bpel, Unicredit, Intesa, Mps e Popolare di Milano. Etruria era nominalmente capofila solo perché era banca del territorio, così come ci era stato richiesto. Di quei milioni ne sono arrivati circa 78, più o meno 16 da ognuna delle banche del pool. E inoltre errato sostenere che con Bpel avessimo una facoltà di scoperto di conto per dieci milioni, non è vero».
Finita qui? Niente affatto. Ancora l’ingegnere: «Banca Etruria, per la verità, ha anche concesso 4,5 milioni di finanziamento in compartecipazione con Banca Marche per la realizzazione di un impianto fotovoltaico realizzato da una società della provincia di Arezzo. Sottolineo che l’impianto produce 1300 kilowatt».
Ancora sull’onda montante dei soldi: «Dalle banche la Privilege Yard aveva ottenuto un ulteriore finanziamento di 90 milioni in quanto il costo dello yacht, a causa di nuove richieste del committente, è lievitato. Il denaro, però, non è mai arrivato in quanto il finanziamento non è stato coperto dalla garanzia di Barclays così come ci era stato assicurato».
Da qui, spiega Del Pico, lo stop di sei mesi ai lavori, «ma entro una ventina di giorni ripartiranno per la volata finale e tutti i finanziamenti a noi erogati verranno restituiti, compreso quello di Banca Etruria che con noi si è sempre comportata in modo correttissimo.