
Stupro di Rimini, la transessuale violentata: "Ho visto le belve in faccia"
Arezzo, 28 marzo 2019 - «Violentata sul sedile posteriore, la mano a coprire la bocca per impedirmi di gridare»: così raccontò ragazza aretina di 25 anni stuprata a Budoni, in Sardegna, da un venditore ambulante di cocco nel luglio dell’anno scorso. A distanza di pochi mesi l’autore dell’aggressione sessuale è stato condannato a cinque anni. E’ un trentatreenne di Napoli, processato a Nuoro con l’accusa di violenza sessuale: Michele Pelosi, presente in aula, è stato giudicato con rito abbreviato.
Il pm Giorgio Bocciarelli aveva chiesto per il giovane campano una condanna a quattro anni e sei mesi, ma la mano del giudice è stata più pesante. «L’avevo conosciuto in spiaggia – aveva spiegato la ragazza – ci siamo scambiati sms, mi corteggiava ma l’avevo respinto fin dal primo momento». Era stato l’avvocato della giovane, Angelo Magliocchetti, a ricostruire le tappe della giornata culminata nell’incub.
«L’ultima sera prima del ritorno a casa era stata invitata insieme a un’amica a una festa che si sarebbe tenuta in casa del ragazzo. Lei è andata, con l’amica sono scese dall’auto e si sono messe a chiacchierare con i presenti». L’ambulante si siede però nell’auto delle ragazze sul sedile anteriore del passeggero e lì si addormenta. Sono le amiche a svegliarlo, scherzano con lui, «possibile che alla tua età ci si metta a dormire».
L’aretina, che ha anche problemi fisici legati a un recente intervento, si siede dietro, con lo sportello aperto, i piedi appoggiati sul terreno. Gli amici si allontanano di qualche metro, i due restano soli. È qui che comincia il calvario. Ha raccontato la ragazza: «Lui all’improvviso si è tolto la maglietta, è uscito dall’auto e si è spostato dalla mia parte. Mi ha scaraventato sdraiata sul sedile posteriore, è venuto sopra di me».
Uno stupro in piena regola: gli sfila i leggins e la violenta con la mano sulla bocca dopo aver chiuso le portiere. Lì dentro non c’è possibilità di difesa. Nelle portiere scatta il meccanismo di sicurezza, sempre attivato perché la giovane aretina è anche madre di un bimbo piccolo. È terrore, pochi minuti e il misfatto è compiuto.
«Sono rimasta rannicchiata sul sedile – il ricordo della giovane aretina – è arrivata la mia amica, mi ha chiesto se era successo qualcosa, mi sono messa a piangere a dirotto e le ho raccontato tutto». Il resto diventa cronaca giudiziaria: l’amica riporta la ragazza a casa dove c’è la mamma con il nipotino. La donna non ha dubbi, conla figlia va dai carabinieri e denuncia il venditore ambulante che viene arrestato dai carabinieri. Al Gip, la venticinquenne conferma tutto, lui sostiene di essere convinto che la giovane era consenziente. Adesso il processo e la condanna a cinque anni.