FEDERICO
Cronaca

Via libera al Cantiere Sanità. Torre: "È il tempo del coraggio per sfide sempre più difficili"

Il numero 1 dell’Asl lancia il percorso che coinvolge dipendenti e sindaci per creare il piano che riguarda i prossimi dieci anni: "Le risposte date fino a oggi ai pazienti non bastano più".

Il numero 1 dell’Asl lancia il percorso che coinvolge dipendenti e sindaci per creare il piano che riguarda i prossimi dieci anni: "Le risposte date fino a oggi ai pazienti non bastano più".

Il numero 1 dell’Asl lancia il percorso che coinvolge dipendenti e sindaci per creare il piano che riguarda i prossimi dieci anni: "Le risposte date fino a oggi ai pazienti non bastano più".

D’Ascoli

È partito il "Cantiere Sanità", il grande progetto di partecipazione per costruire, insieme a tutti i diecimila dipendenti dell’Asl Toscana Sud Est, un nuovo modello fondato sulla "medicina del valore". L’avvio ufficiale del percorso con un incontro all’hotel Etrusco: un momento chiave per delineare il nuovo Piano strategico aziendale che ha l’ambizione di impostare i prossimi dieci anni di attività sanitaria.

"Il Servizio sanitario nazionale è chiamato oggi ad affrontare sfide complesse che impongono scelte innovative e coraggiose – sottolinea Marco Torre, direttore generale della Asl Toscana Sud Est – la nostra Azienda, che copre oltre il 51% del territorio regionale ma con solo il 22% della popolazione, e un indice di vecchiaia tra i più alti della Toscana, si trova di fronte a una trasformazione necessaria. Vogliamo metterci a nudo e guardare in faccia i problemi: è il momento di unirci, valorizzare le buone pratiche e costruire insieme il futuro".

Direttore Torre, da dove parte questo nuovo percorso?

"Siamo partiti da una fase di ascolto e osservazione. Dopo i primi mesi di mandato, ho visitato oltre cento strutture sanitarie sparse su un territorio ampio. Incontrare le persone, vedere con i miei occhi i servizi, ascoltare chi lavora ogni giorno in prima linea, è stato fondamentale. A quel punto ci siamo chiesti: dove vogliamo andare? Come possiamo costruire una sanità che non si limiti a gestire l’oggi, ma che guardi con lucidità al domani?"

In questo suo ‘viaggio’ cosa ha scoperto?

"Siamo dentro un sistema regionale che offre prestazioni di qualità, in particolare sul territorio, ed è riconosciuto anche a livello nazionale. Ma il contesto cambia in fretta: la popolazione invecchia, le cronicità aumentano, alcune aree si spopolano e altre crescono in modo disomogeneo. Le risposte che finora hanno funzionato adesso non bastano più. I cittadini chiedono una sanità che sia più accessibile, più semplice da capire e soprattutto più vicina".

Come ci si può muovere in questo scenario?

"Il punto centrale è che la sanità, così com’è organizzata oggi, fatica a stare dietro alla complessità dei bisogni. L’approccio per compartimenti stagni, ossia ospedale, territorio e specialistica, non funziona più. I pazienti non vivono la loro salute a pezzi: hanno invece bisogno di continuità, di essere accompagnati in un percorso coerente. Il problema non è più solo entrare nel sistema, ma essere davvero presi in carico, ascoltati e seguiti".

Quali saranno quindi i punti cardine del piano strategico?

"Abbiamo individuato tre pilastri fondamentali. Il primo è garantire cure appropriate, cioè basate su dati precisi, risultati misurabili e interventi ben coordinati lungo tutto il percorso del paziente. Il secondo è puntare sul digitale: grazie ai fondi del Pnrr, avremo cartelle cliniche uniche, fascicoli sanitari elettronici e consulti a distanza. Il terzo pilastro è un nuovo modo di organizzare la sanità, fondato sulla medicina del valore: non solo efficienza, ma attenzione ai risultati che migliorano davvero la vita delle persone".

Il piano prevede una forte partecipazione interna. Come sarà coinvolto il personale?

"Lo dico chiaramente: questo piano sarà costruito insieme. Abbiamo lanciato un appello ai nostri 10mila professionisti, invitandoli a condividere idee e suggerimenti. Entro settembre raccoglieremo i contributi dai dipartimenti. Poi da ottobre attiveremo tavoli tecnici con i professionisti sanitari, ma anche momenti di confronto con i 99 sindaci del territorio, con le associazioni di pazienti, con le rappresentanze sindacali. L’obiettivo è arrivare entro novembre a un documento strategico operativo".

Che orizzonte temporale avrà questo piano?

"Avrà una visione decennale, ma sarà costruito in modo flessibile, con piani operativi annuali. Ogni anno faremo un bilancio dei risultati, valuteremo ciò che ha funzionato e ciò che va migliorato. È importante che il piano sia concreto, non solo teorico. Vogliamo costruire un metodo che ci consenta di correggere il tiro, di agire in trasparenza, di rendere conto ai cittadini e agli operatori.

Quali sono le priorità più urgenti che emergeranno, secondo lei?

"Già oggi vediamo alcune priorità molto chiare. La prima è la gestione delle cronicità, che richiede un modello proattivo e integrato. Poi c’è la salute mentale, un ambito che troppo spesso viene lasciato in secondo piano. E ancora: l’integrazione tra ospedale e territorio, l’investimento sulla prevenzione, e la riorganizzazione dei servizi nelle aree interne, dove serve più flessibilità e più prossimità".