Veronesi e la ricerca : "Sulla lotta ai tumori siete un esempio. Prevenzione decisiva"

Il direttore del programma di senologia dell’Istituto europeo di oncologia questa sera è in città. L’occasione è quella dei 10 anni della delegazione aretina

Veronesi e la ricerca : "Sulla lotta ai tumori siete un esempio. Prevenzione decisiva"

Veronesi e la ricerca : "Sulla lotta ai tumori siete un esempio. Prevenzione decisiva"

"Avevo cinque fratelli più piccoli di me con cui dividere il tempo e l’affetto dei nostri genitori. Ma, nei viaggi in auto, potevo stare seduto davanti di fianco a mio padre, era un privilegio riservato solo a me", dice il Professor Paolo Veronesi, ricordando con affetto la sua infanzia. Il Presidente di Fondazione Umberto Veronesi ETS e Direttore Programma di Senologia, Istituto Europeo di Oncologia di Milano, oggi è ad Arezzo per partecipare alla Charity Dinner che celebra i dieci anni dalla nascita della Delegazione aretina della Fondazione Veronesi, rappresentata da Laura Carlini.

Professore, il tumore è ancora un male incurabile?

"In passato la definizione veniva utilizzata come sinonimo di "tumore" per definire una patologia con poche speranze di cura. Oggi non è più così. Intendiamoci, di tumore si muore ancora, ma i progressi fatti nel campo della diagnosi e cura sono straordinari. Abbiamo neoplasie che è possibile curare in un’altissima percentuale di casi e alcune dove si fa ancora fatica. Per questo occorre continuare a fare ricerca per individuare nuovi bersagli su cui progettare i farmaci del futuro".

Quali sono i progressi della ricerca più importanti degli ultimi anni?

"La chirurgia rimane ancora l’approccio principale per eliminare il tumore. Questa però non sempre basta. Terapie a bersaglio molecolare e immunoterapia sono sicuramente i due approcci più importanti che hanno rivoluzionato gli ultimi anni delle terapie anti-cancro".

Qual è la sfida nella cura dei tumori?

"Quella di combinare più strategie possibili. Oggi 3,6 milioni persone vivono dopo una diagnosi di tumore. Sono il 37% in più di solo dieci anni fa. Significa che le terapie funzionano e che fare diagnosi precoce è possibile".

È cresciuta la cultura della prevenzione?

"Sicuramente le persone oggi sono più sensibili al tema della prevenzione. Questo però non sempre si traduce in un cambio nelle abitudini. Prendiamo ad esempio gli screening oncologici. Nonostante la gratuità, sono offerti dal Sistema Sanitario Nazionale, l’adesione rimane ancora troppo bassa".

Nel 2023 avete festeggiato venti anni dalla nascita della Fondazione.

"Grazie ai nostri donatori, in questi anni, abbiamo finanziato più di 2.300 borse di ricerca, sostenuto 18 protocolli di cura e 154 progetti di ricerca per un investimento totale di 108 milioni di euro. Proprio in occasione dei 20 anni abbiamo deciso di creare 3 grandi piattaforme dedicate a prevenzione, diagnosi e cura. La sfida della prevenzione si affronta anche investendo in educazione e informazione sulla salute".

Negli anni sono nate anche le Delegazioni sul territorio come quella aretina.

"La dottoressa Laura Carlini, che rappresenta la Fondazione ad Arezzo, sta portando avanti un lavoro straordinario insieme a una squadra di persone. Quanto realizzato ad Arezzo è assolutamente positivo, è un esempio per altre delegazioni, per continuità e attenzione alla qualità delle iniziative organizzate".

Qual è la cosa più importante che ha imparato da suo padre?

"Ho imparato ad ascoltare le donne, ascoltare le pazienti e capire quali sono i loro sogni, i loro progetti e di conseguenza stabilire il corretto percorso terapeutico".

Da ragazzo ha mai pensato a un ‘piano B’?

"Fino alla maturità ero convinto di voler fare matematica all’università e iscrivermi alla Scuola Normale Superiore di Pisa e poi all’ultimo momento, pochi giorni prima che aprissero le iscrizioni all’università, parlando con mio padre, ho deciso di fare medicina perché in fondo l’avevo nel sangue. Devo dire che è stata la miglior scelta che potessi fare".

La soddisfazione più grande del suo lavoro?

"Sono tantissime, ma la più grande è sempre quella di poter guarire una paziente nel corpo e soprattutto nell’anima".