Piero della Francesca e Giorgio Vasari, mai così vicini. Solo pochi metri separano i due maestri del Rinascimento nei luoghi che ne custodiscono i capolavori e li raccontano al mondo: piazza San Francesco. È un’altra prospettiva che si apre sulla grande mostra a 450 anni dalla morte dell’artista e alla vigilia dell’inaugurazione (oggi la preapertura, da domani le visite) nelle sale della Galleria d’arte contemporanea. Coincidenza? Forse, ma c’è un fil rouge. "Vasari stimava Piero della Francesca, era suo concittadino, avrà certamente studiato i suoi trattati. Ne ha scritto una Vita molto dettagliata, al punto che illustra il Ciclo della Vera Croce con grande attenzione". E coglie un dettaglio che rivela il livello del suo sapere: "Vasari comprende per primo quale grande invenzione sia il notturno nella storia dell’arte: Piero sa rendere l’effetto della luce notturna e soprannaturale perchè viene dall’angelo raffigurato nell’affresco". Una liason che Cristina Acidini richiama nella "lettura" della mostra di cui è curatrice, insieme al comitato scientifico dell’anno vasariano.
Professoressa Acidini, perchè un visitatore dovrebbe muoversi dall’estero per visitare la mostra?
"È un’opportunità unica di vedere un insieme di opere e volumi rari che solitamente non escono dalle Gallerie o dalle collezioni private. Un’occasione che non si ripresenterà per anni. Si tratta di prestiti molto laboriosi per l’importanza delle opere e la generosità di chi li ha messi a disposizione, come la Galleria degli Uffizi".
Cosa vedremo da giovedì?
"La mostra valorizza la bella pittura di Vasari ma sottolinea un aspetto: la grande cultura che tenacemente si è procurato con studio, impegno e frequentazioni prestigiose. Rimasto orfano da ragazzo, ha dovuto impegnarsi per raggiungere traguardi importanti".
Con quale criterio ha scelto le opere?
"Sono opere che trovo particolarmente appropriate al nostro approccio critico".
Un esempio?
"Il San Girolamo, custodito nella Galleria Palatina, ci apre un orizzonte sulla pittura sacra. San Girolamo, dottore della Chiesa scaccia la tentazione di un demone che nell’opera di Vasari prende la forma di una donna bellissima. C’è l’aspetto della sensualità e dell’attenzione alla bellezza anche nel soggetto sacro al quale Vasari dedica molta cura. Un altro esempio si ritrova nell’Immacolata concezione di Maria: qui la Madonna schiaccia con il piede il serpente e in primo piano Adamo ed Eva, due bellissimi nudi a ricordarci che c’è anche la bellezza della carne".
Qual è il capolavoro che più la emoziona?
"Difficile stabilire un primato. Uno dei suoi ritratti giovanili più straordinari è il Duca Alessandro, in prestito dagli Uffizi".
Perchè?
"Segna il momento in cui Vasari diventa un pittore importante. Dopo molto studio, esegue un ritratto che lo potrebbe lanciare subito nell’Olimpo degli artisti, se non fosse per la sventura che lo colpisce: il duca viene ucciso dal cugino. Sul piano tecnico rappresenta una sorta di spartiacque nella sua formazione".
Qual è il filo conduttore della mostra?
"Insieme al comitato scientifico, sono partita dall’idea di presentare una rivalutazione della cultura di Vasari. Tutti sanno che ha scritto Le Vite, ma come ci è arrivato?"
La risposta?
"Ha letto moltissimo, si è confrontato, ha portato avanti un lavoro meticoloso sul piano teorico e storico, aveva una grande preparazione teologica. è un personaggio ricco e complesso: abbiamo voluto evidenziare anche questo profilo.
Qual è il primato di un artista così poliedrico?
"Vasari intendeva mostrare e sottolineare la sua pittura, apparentemente spontanea, per godere della stima di una cerchia di intellettuali. In fondo, anche la sua grande invenzione dell’Accademia del disegno è un modo per affermare nella società la crescita dell’artista. Vasari ottiene per sè e per gli artisti del suo tempo questo riconoscimento. E gli artisti di oggi, dovrebbero essere grati a Vasari".