Valentino Shoes riapre a luglio dopo il rogo

Dopo l’incendio che distrusse lo stabilimento, la proprietà ha deciso di restare in Valdarno. Così la ripartenza per 180 dipendenti

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di Francesco Tozzi

Una data da segnare quella del 4 luglio. Negli Stati Uniti si festeggerà come ogni anno l’Independence Day, mentre a Levane sarà il giorno in cui i lavoratori faranno finalmente ritorno nella loro fabbrica. Per la prossima estate è infatti prevista l’inaugurazione del nuovo capannone di Valentino Shoes Lab. Un evento da cerchiare sul calendario, che ricongiungerà colleghi divisi da quando il vecchio stabilimento andò a fuoco. Nell’aprile dello scorso anno gran parte dello stabilimento di via Leo Valiani, nel comune di Bucine, venne distrutto da un incendio. I locali furono sottoposti a sequestro e la produzione ripartì nel maggio seguente, in parte a Levane in una struttura del gruppo Prada e in parte alla Valentino di Montelupo Fiorentino. La nuova fabbrica sorgerà in un edificio in affitto posto vicino allo stabile andato a fuoco e riuscirà ad accogliere tutti i 180 dipendenti della celebre maison di alta moda. Il 4 luglio sarà una vittoria anche per le sigle sindacali e i lavoratori.

Non era scontata inizialmente la permanenza in Valdarno della società fondata da Valentino Garavani. La trattativa è stata lunga, si sono avuti mesi di stallo. Ma la proprietà ha deciso infine di mantenere la produzione nel territorio. Plaude a questo risultato Gabriele Innocenti della Filctem Cgil di Arezzo: "Non posso che esprimere estrema soddisfazione per un risultato frutto dell’impegno dell’azienda e dei dipendenti - ha dichiarato il sindacalista - che in questi mesi hanno sofferto la lontananza del luogo di lavoro. Soprattutto coloro che si sono dovuti recare a Montelupo Fiorentino lavorando su turni hanno sacrificato moltissimo loro stessi e le rispettive famiglie. L’alternativa poteva essere il trasferimento della produzione in un altro sito fuori dal Valdarno, ma non abbiamo mai preso in considerazione questo piano B".

Sul piano giudiziario, invece, sono quattro gli indagati per il rogo dello scorso anno. Il reato contestato è di incendio colposo. Le fiamme partirono dalle polveri di lavorazione che non furono smaltite correttamente. È quanto emerso dagli accertamenti svolti grazie all’utilizzo dei nastri di videosorveglianza. Sono tutte figure individuate nell’ambito dell’azienda e che avevano responsabilità sulla sicurezza e sul ciclo degli scarti di lavorazione. Spetterà adesso al giudice decidere se aprire o meno il processo per le persone coinvolte.