
di Alberto Pierini
Lo scivolone di AstraZeneca potrebbe concludersi solo con un "pesce d’aprile": oggi è il primo e il Palaffari rimarrà chiuso. E con il Palaffari gli altri quattro punti forti della provincia, uno per vallata, e che in questi giorni senza lo sgambetto avrebbero marciato non a pieno regime ma quasi. Ma già da domani il vento dovrebbe cambiare. I rifornimenti ritrovati dovrebbero consentire di rispettare gli appuntamenti del venerdì e quindi di procedere ad oltranza: compresi Pasqua e Pasquetta.
A meno di nuove sorprese, insomma, il disagio resterebbe quello di 24 ore bruciate, il che comunque non è poco. Chi era in scaletta per oggi potrà presentarsi il 7, nello stesso identico orario. In particolare i settantenni, la categoria più importante aperta dopo quella degli over 80, ai quali è riservato lo Pfizer.
A proposito di AstraZeneca: la verifica interna fatta dalla Asl sul caso Scanzi, giornalista vaccinato con una dose residua, è stata portata ieri in Procura, dove è aperto un fascicolo conoscitivo. Eventuali sviluppi nei prossimi giorni.
Giorni che saranno decisivi anche sulla vaccinazione. La partita è ancora lunga. E i nodi al pettine restano tanti. Fino a spingere il presidente dell’ordine dei medici Lorenzo Droandi ad un attacco duro nei confronti della Regione. "Siamo tenuti all’oscuro, informati solo dai giornali e quindi non siamo nelle condizioni di informare correttamente i nostri pazienti". Unica eccezione la fascia degli ottantenni, che vaccinano in prima battuta. "La conseguenza è gravissima, aver contribuito a moltiplicare ansia e confusione, dando la sensazione di disorganizzazione e scollamento". Respinge le critiche alla medicina generale."Continuiamo a garantire le prestazioni anche assistenziali malgrado le difficoltà e la burocrazia talora grottesca". Lamenta il ritardo con il quale sono stati messi in condizione di raggiungere gli anziani nelle case ("solo la settimana scorsa è stato autorizzato il trasporto del vaccino Pfizer") e le differenze fatte con gli ospiti delle Rsa.
E non risparmia critiche alla piattaforma informatica per le prenotazioni ("complessa e farraginosa, mette in difficoltà perfino i nativi digitali"). Medici sulle cui vaccinazioni resta un vuoto: il lunedì, giorno nel quale il prodotto viene scongelato e consegnato. Irrisolvibile? "No – spiega il responsabile di medicina generale Dario Grisillo – basterebbero due consegne alla settimana considerando i tempi di conservazione. A quel punto potremmo vaccinare non solo il lunedì ma anche il sabato. Finora le dosi erano poche, forse da ora in poi la svolta arriverà".
A ieri sera la copertura con la prima dose era arrivata al 43% degli ottantenni, il segno di quanto una giornata in più possa pesare sulla bilancia. Per i settantenni siamo naturalmente ancora lontani, la campagna è iniziata ora: è una fascia dì età che comprende 36 mila persone. Completare prima possibile la protezione dai 69 in su vorrebbe dire intervenire lì dove finora si è concentrato circa il 90% dell’ospedalizzazione.
L’altro fronte è quello dei fragili. Dopo la notte dei lunghi "click", il sistema sta virando: intanto tra oggi e domani arriva un rifornimento di Moderna. E stavolta le patologie più gravi (oncologiche, autoimmuni e con immunodeficienze primitive, malattie neurologiche e trapiantati) saranno contattati dall’Asl. Agli altri arriverà un messaggio quando le dosi saranno disponibili. La riffa lascia il posto alla logica, il caso alla scienza. E ricominciamo da tre.