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"Una donna su tre subisce violenza". Loretta, da 15 anni in prima linea

Un’esperienza nata nel 2009 come volontaria, per 6 anni è stata presidente del centro antiviolenza "I racconti sentiti da bambina, i miei vissuti di bambina bullizzata. Così ho voluto dare il mio contributo".

di Gloria Peruzzi

AREZZO

Loretta Gianni è socia del Pronto Donna di Arezzo da 15 anni, presidente del Centro Antiviolenza per 6 anni, fino allo scorso mese di aprile, quando è stato nominato il nuovo consiglio direttivo. Un bagaglio di esperienza e competenza che, ovviamente, non si chiude con la fine dell’incarico.

Gianni, come ha iniziato?

"Volevo impegnarmi contro la violenza sulle donne. Nel 2009, chiamai per diventare volontaria e iniziai il mio percorso".

Fu difficile?

"Ricordo ancora con nitidezza il modulo relativo alla violenza sui minori e sulla pedofilia, tornai a casa e guardando i miei figli adolescenti provai una strana sensazione, avevo bisogno di togliere le scarpe e sentire la terra sotto ai piedi, tanto erano stati impattanti i racconti della dottoressa Maria Assunta Giusti".

Cosa l’ha spinta a interessarsi a questo argomento?

"Fin da bambina avevo sentito tanti racconti, dalle mie zie e anche da mia madre, in cui le prepotenze e la violenza degli uomini avevano procurato tanto dolore alle donne che dicevano di amare. Famiglie che organizzavano matrimoni riparatori per ‘sistemare’ la figlia con un buon partito e altre situazioni, oltre ai miei vissuti di bambina bullizzata a scuola che mi hanno fatto crescere un profondo senso di ingiustizia e di rabbia".

Il primo caso di cui si è occupata?

"Ricordo ogni singolo volto delle donne che ho preso in carico: volti provati dal dolore, dalla delusione, dal fatto di essere considerate non credibili; la loro paura e vergogna".

Quali sono stati i suoi obiettivi da presidente?

"Rendere ancora più efficiente la risposta alle donne e, da un punto di vista formale, quello dell’acquisizione della Personalità Giuridica. È stata un’esperienza che mi ha messo alla prova, mi ha arricchito umanamente e mi ha permesso di vedere quanto sia importante il nostro aiuto".

Ma è cambiato l’approccio in questi anni?

"Forse è stato recepito che occorre trattare questo problema in maniera strutturata e continuativa".

Qual è la dimensione aretina del fenomeno?

"Purtroppo è mutata poco rispetto ad anni fa, ancora oggi una donna su tre nel mondo occidentale, dichiara di aver subito almeno una volta nella vita violenza di genere. Se ne parla di più ed è aumento il livello di consapevolezza".

Su quali strategie di prevenzione devono concentrarsi gli sforzi?

"Sulla continuità, gli interventi sporadici non determinano il grande cambiamento culturale necessario per sconfiggerla".