LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Turismo, il grande balzo. Sempre lontani dalle star ma la forbice ora si stringe. Americani in forte risalita

L’aumento di arrivi supera il 13%, quello delle presenze si ferma al +9,2%. Sorpassati i dati pre-pandemia: corriamo più veloci del resto della regione.

Turismo, il grande balzo. Sempre lontani dalle star ma la forbice ora si stringe. Americani in forte risalita

Turismo, il grande balzo. Sempre lontani dalle star ma la forbice ora si stringe. Americani in forte risalita

Ma cosa gli abbiamo fatto ai francesi? I cugini arrivano qui, beninteso, anzi rispetto ad un anno fa sono aumentati del 4%. Tuttavia malgrado la vicinanza sono solo la quinta forza tra i turisti stranieri e rispetto ai sedicimila che scelgono Arezzo ce ne sono novantamila che scelgono Siena. Dettagli. Il fulcro è che il turismo ad Arezzo cresce davvero. I dati a fianco parlano da soli. Raccontano di un aumento di arrivi del 13,4%, superiore alla media toscana (+12,7%) e a Siena (+9,6%). Una forbice che prova a stringersi, anche se, resta larga. Il nostro turismo vale il 4,4% del totale regionale, quasi tutte le altre province continuano a guardarci dall’alto in basso, e la "torta" delle proporzioni sta lì a dimostrarlo. A Siena si mangiano da soli il 14,4% dei turisti in arrivo in Toscana, più di uno su sei. Ma a lungo eravamo rimasti intorno al 2% e anche sotto, quindi l’avanzata continua. Forse ancora più travolgente nel capoluogo: stavolta a tenere campo sono i dati della provincia, forniti dall’osservatorio prezioso della Camera di Commercio con soddisfazione del presidente Massimo Guasconi, e su quelli ci concentriamo.

Dicono che qui la ripresa dalla pandemia è nettamente più marcata che nel resto della Toscana. Se il confronto rispetta al 2019 marca una lieve differenza tra il nostro 7,7% e il generale 7,3, la differenza è consistente sulle presenze, a livello regionale ancora più basse di allora.

La sintesi? I turisti arrivano più di un anno fa e molto più di prima della pandemia. Gli arrivi si attestano oltre la soglia dei seicentocinquantamila. Le presenze superano quota un milione e ottocentomila. Presenze che però salgono meno degli arrivi. I pernottamenti si moltiplicano ma l’anima del vecchio turismo, quello "mordi e fuggi", continua a resistere. E chissà che la causa non stia anche in una certa stabilità degli esercizi alberghieri il cui aumento è risicato: appena un albergo in più. A crescere in modo più robusto è invece il settore extra-alberghiero. La conferma arriva dalle proporzioni. Sugli arrivi le strutture tradizionali continuano a coprire il 57% degli arrivi. Ma sulle presenze la classifica si rovescia, agriturismi e struttrure simili, assorbono il 61,6% dei pernottamenti contro il 38,4 degli hotel a più stelle. Chi arriva, è la tendenza, si ferma di più nella rete parallela che in quella tradizionale. Interessante la provenienza dei turisti. Gli italiani crescono molto meno degli stranieri, poco più del 6% contro un +25,6%. Sulle presenze discorso analogo, ma con un balzo più moderato: l’aumento è sotto il 12%. Tra gli italiani il Lazio domina come ai tempi dell’antica Roma, seguito da Lombardia e dal resto della Toscana. Tra gli stranieri i tedeschi non tradiscono ma gli States sono lì, a un passo, recuperando il terreno perduto durante la pandemia. Al terzo posto l’India che sorpassa l’Europa. Di fatto, i numeri indicano che il lavoro di promozione curato dalla Fondazione Intour direttamente su Arezzo e in rete sul resto della provincia, funziona. Basta non sentirsi arrivati.