
di Salvatore Mannino
E’ accusato di aver stangato il suo cliente, di essersi trasformato dal suo avvocato nello spietato protagonista di un caso clamoroso di truffa: il terreno (e la villetta che ci è stata costruita sopra) passati da un novantenne (adesso) a lui grazie a una serie di marchingegni ben oltre i limiti della legge e anche della correttezza professionale. Probabilmente, però, nessuno saprà mai se Paolo Melcantini, l’avvocato appunto, è colpevole o no. Il processo a suo carico che doveva entrare nel vivo con l’udienza di ieri è stato infatti rinviato di quasi un anno, al 24 novembre 2021. Data nella quale alla prescrizione del reato, che scatterà alla vigilia di Natale, mancherà appena un mese. Ed è davvero dura che in quei trenta giorni si arrivi a una sentenza mancata per sette anni e mezzo.
Un potenziale finale beffardo che fa indignare fin da ora gli avvocati che assistono l’anziano: Alessia Baglioni che per lui si è costituita parte civile e Massimiliano Lachi, l’amministratore di sostegno. "Le prove della truffa - spiega la prima - sono per tabulas, è tutto scritto, con ben poche possibilità di equivoco, ma questo processo nasce già morto, impossibile far valere le nostre ragioni o anche solo ascoltare i testimoni".
Tutte questioni che sono state presentate anche in aula, ma il giudice Ada Grignani non ha potuto far altro che allargare le braccia: lei ha un ruolo intasatissimo e la truffa contrattuale non è reato che preveda una corsia preferenziale. Quindi il primo spazio nella sua agenda è fra un anno. L’ennesimo caso di giustizia negata (in un senso o nell’altro) per il funzionamento asmatico della macchina giudiziaria.
La storia La Nazione l’ha già raccontata, nella versione d’accusa che fa da base al processo. Il novantenne di adesso si rivolge a Melcantini, che è il suo legale di fiducia, perchè gli segua l’iter del terreno edificabile di cui è proprietario a Castiglion Fiorentino. L’avvocato, però, gli fa firmare una serie di carte in bianco con le quali il possesso viene trasferito a suo padre e retrodatato al 2005, quando quest’ultimo era ancora vivo. Melcantini ovviamente ne diventa l’erede e come tale intenta contro l’anziano un procedimento per inadempimento contrattuale, grazie al quale diventa lui proprietario del terreno edificabile e della villetta con piscina che nel frattempo ci è stata costruita. Il bello è che nel processo civile, il novantenne, che si era rivolto proprio a Melcantini quando aveva ricevuto la citazione giudiziaria, resta contumace, nell’impossibilità dunque di difendere le proprie ragioni.
Si accorgerà del trucco, dice lui, solo molto più tardi, quando si appoggia a un altro legale e scopre di essere stato spogliato di tutto, per un valore di circa 300 mila euro. Sapida storia di provincia, che sembra uscita da un romanzo di Chiara o Vitali.
I difensori dell’avvocato non hanno per ora voluto commentare le accuse nei confronti del loro cliente. Il dubbio di cosa sia successo resta bello concreto e a questo punto potrebbe restarlo per sempre.