
Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)
Arezzo, 9 ottobre 2020 - Davvero si è impadronito, truffando il suo anziano cliente, del terreno edificabile su cui è stata poi realizzata una villetta bifamiliare con piscina? La risposta può darla solo il processo che è cominciato ieri (e subito interrotto) davanti al giudice Isa Salerno. Certo è che le accuse contro un avvocato cortonese, Paolo Melcantini, non sono leggere. Qualcuno si spinge addirittura a parlare di stangata ma è presto per parlarne finchè non c’è ancora una sentenza.
Resta il capo d’imputazione del Pm Julia Maggiore, resta il racconto del novantenne (adesso) che sarebbe rimasto vittima del raggiro, restano le ripetute richieste di archivazione respinte dal Gip Piergiorgio Ponticelli, che ha ordinato nuove indagini finchè non è emerso il quadro approdato poi nell’aula del giudice. Tutto comincia dunque nel 2012-2013, quando Nedo M., classe 1930, è già anziano ma ancora perfettamente in grado di gestire i suoi affari.
Fra i quali c’è un terreno edificabile, con permesso a costruire, vicino alla sua abitazione di Castiglion Fiorentino. Si affida dunque al suo avvocato di fiducia, Melcantini appunto, perchè lo aiuti a portare a termine la lottizzazione. E qui cominciano i guai.
Perchè il legale, ripetiamo che per ora è solo una versione d’accusa supportata dalla versione della presunta vittima, gli avrebbe fatto firmare in bianco, presentandoli come documenti necessari a completare la pratica, due atti estremamemente compromettenti: un preliminare di cessione al padre dell’avvocato e una quietanza di pagamento (cioè un documento col quale si attesta che ha ricevuto i soldi della cessione) retrodatati al 2005, data in cui il genitore, poi passato a miglior vita, era ancora in grado di comprare.
Il signor Nedo racconta che al momento non si è accorto di niente. Nè si mette in allarme più di tanto quando gli arriva una citazione dal tribunale per inadempimento contrattuale: nonostante il versamento della cifra pattuita non avrebbe dato esecuzione al preliminare.
Lui, spiega, passa tutte le carte al suo avvocato ed è inutile dire che si tratta di Melcantini. Fatto sta che il legale dice di aver ritrovato il contratto fra le carte del padre morto. Al processo, l’anziano non rappresentato da nessuno, rimane contumace, basta un’udienza per sancire che il terreno edificabile, vcon tanto di planimetria di ciò che ci verrà costruito sopra, cioè la villa bifamiliare, passa di diritto nelle mani di Melcantini.
Una delle domande che ora solleva chi assiste la vittima, amministratore di sostegno e avvocato di parte civile, è: come poteva rientrare fra le carte del 2005 un progetto presentato dall’architetto solo molti anni dopo? Una delle tante incongruenze di una storia che viene alla luce quando l’anziano si rivolge a un geometra per completare la pratica e scopre di non essere più proprietario nè del terreno nè della villa che nel frattempo ci è stata costruita sopra. Valore appunto 300 mila euro.
Non gli resta, dice lui, che presentare denuncia ai carabinieri, ma lì per lì gli credono in pochi: il preliminare, la quietanza e anche la sentenza del tribunale sembrano dalla parte dell’avvocato. Intanto, però, c’è stato un altro colpo di scena. L’imprenditore edile che nell’ipotesi di accusa avrebbe fatto da spalla al legale in tutta la vicenda viene a contrasto con quest’ultimo e comincia a raccontare una versione che va a coincidere con quella dell’anziano.
Ora un indizio c’è, si va a processo. L’udienza di ieri è stata aggiornata a dicembre per un’eccezione preliminare e già sul caso incombe la prescrizione. Gli avvocati dell’avvocato, si scusi il gioco di parole, Francesca Arcangioli e Daniela Denarosi per ora preferiscono non rilasciare dichiarazioni.