LUCA AMODIO
Cronaca

Tre pompieri morti . L’Emilia-Romagna ai test anti tumore

Dopo i decessi aretini esami volontari in due regioni. Le famiglie: cancerogeni negli equipaggiamenti. .

I famigliari delle vittime col comandante provinciale dei pompieri di Arezzo

I famigliari delle vittime col comandante provinciale dei pompieri di Arezzo

e Gaia Papi

"C’è un protocollo d’intesa tra l’Università di Bologna e i vigili del fuoco dell’Emilia Romagna che coinvolgerà anche il comando di Arezzo: ci sarà uno screening sulle eventuali presenze di sostanze pericolose nel sangue del personale disponibili a sottoporsi ad analisi del sangue". Controlli anche ad Arezzo. Parole scandite con fermezza quelle del comandante aretino dei vigili del fuoco. Roberto Baglioni ha parlato davanti ai microfoni dei giornalisti dopo l’incontro con i familiari dei tre vigili del fuoco morti per glioblastoma. Il tumore al cervello si è portato via Mario Marranghini, Maurizio Ponti e Antonio Ralli tra l’ottobre del 2022 e il dicembre del 2023. Una coincidenza che inquieta e che ha sollevato un caso nazionale: i tre pompieri lavoravano tutti ad Arezzo e sono morti uno dopo l’altro. Figli e mogli adesso chiedono che venga fatta luce sulla questione. Nel mirino delle ricerche che prenderanno il via a stretto giro ci sono le sostanze perfluorurate o polifluorurate, particelle che si annidano nell’umido e la cui presenza in eccesso è cancerogena. L’ipotesi che le famiglie mettono sul tavolo è una possibile correlazione con l’esposizione a queste sostanze nei dispositivi di protezione individuali.

"Crediamo che quanto sta emergendo sia qualcosa che riguarda tutta l’Italia, quindi circoscriverlo ad Arezzo sarebbe un errore. Già il fatto che lo studio verrà fatto in Emilia-Romagna ci dà speranza" così i parenti dei tre vigili del fuoco dopo l’incontro. Sul tema è intervenuto anche il Dipartimento dei vigili del fuoco: "Il caso è seguito con la massima attenzione da noi, siamo in continuo contatto con le organizzazioni sindacali", garantiscono da Roma. "La ricerca consentirà di confrontare i risultati ottenuti con quelli più recenti riportati in letteratura – prosegue la nota – a testimonianza dell’attenzione per il proprio personale, il Dipartimento ha sentito il bisogno di potenziare il proprio settore sanitario istituendo la Direzione centrale per la salute". Sulla questione non ci sarebbe invece nessun fascicolo aperto in procura. Nessuno dei familiari ha fatto un esposto alla magistratura sulla situazione, tant’è che non c’è nemmeno un legale incaricato. "Il nostro interesse è solo avere verità, non ci interessa un processo", dicono i familiari.