
Stefano Tenti, presidente dell’associazione culturale «Tra Tevere e Arno»
di Gaia Papi
è una città sicura? L’associazione culturale "Tra Tevere e Arno" ha affrontato più volte questo argomento negli ultimi 5 anni nell’ambito delle centinaia di lezioni-confronto tenute nelle quarte e quinte classi delle scuole superiori e Provincia. Ora, l’associazione, ha deciso di mettere a frutto questo patrimonio raccolto. Sabato, nella Sala dei Grandi della Provincia, si terrà un incontro con la presentazione proprio dei temi sollevati dagli studenti. Dando spazio anche alle soluzioni che loro hanno suggerito e proposto.
Presidente Stefano Tenti fino a sabato i cittadini potranno inviare segnalazioni sul tema sicurezza. Poi cosa accadrà? "Inizierà la fase del ‘fare davvero’. Abbiamo ascoltato la città, studenti, famiglie, operatori economici. Dal 24 si apre un momento nuovo: non solo ascolto, ma anche sintesi e proposta. Il convegno che si terrà nella Sala dei Grandi della Provincia rappresenta la chiusura di un percorso partecipativo e l’inizio di una responsabilità collettiva. Abbiamo ricevuto moltissime segnalazioni: alcune più meditate, altre più ‘di pancia’, ma tutte testimonianze autentiche di un disagio che merita risposte concrete".
Che tipo di contenuti sono arrivati attraverso le segnalazioni? "In gran parte, espressioni di disagio e frustrazione verso una percezione crescente di insicurezza e un’avversità diffusa, talvolta mal indirizzata. Il sentiment è comune: non possiamo trattare chi delinque allo stesso modo di chi, pur in difficoltà, non infrange la legge".
Come affronta "Tra Tevere e Arno" questa distinzione tra chi delinque e chi no? "È centrale. Dobbiamo distinguere il grano dalla pula, uso volutamente questa espressione evangelica. Chi ruba o molesta deve essere punito, senza se e senza ma. Ma chi, pur in condizioni di marginalità, non commette reati, deve essere messo in condizione di contribuire alla società. Le nostre aziende cercano manodopera. E contemporaneamente abbiamo tante persone giovani e in grado di lavorare, ma che restano ai margini. È un paradosso insostenibile". Come si potrebbe risolvere questo paradosso? "Creando un meccanismo di incontro tra domanda e offerta, favorito dal Comune. Un tavolo tra chi cerca lavoratori – imprenditori, associazioni di categoria – e chi può offrire manodopera, con l’aiuto di realtà come Caritas, sindacati e altre associazioni. Brevi corsi di formazione, colloqui, inserimento in aziende. Chi ha un permesso di soggiorno valido può lavorare fino alla sua scadenza. È un’opportunità per loro e per noi".
E i cosiddetti "cattivi"? "Per loro servono strumenti legali già esistenti, come il Daspo urbano che vieta a chi ha disturbato ripetutamente la quiete pubblica di frequentare certe aree della città. Se torni, sei denunciato. Non serve inventare nulla: le leggi ci sono, vanno applicate con fermezza".
Il convegno di sabato chiude quindi un ciclo? "Sì, chiude l’anno scolastico di incontri con le scuole superiori, circa trenta in tutta la provincia. Sarà solo un arrivederci. L’interesse c’è stato, anche da parte dei docenti. Le scuole hanno bisogno di confronti veri, sinceri. Non propaganda".
In conclusione, cosa si sente di dire ai cittadini? "Un grande grazie a chi ha collaborato e continua a farlo. La sicurezza è un bene comune e richiede l’impegno di tutti: istituzioni, cittadini, forze dell’ordine, scuola, mondo del lavoro. E richiede discernimento: saper distinguere chi può essere aiutato da chi va fermato. Questa è la sfida che ci attende, dal 24 maggio in poi".