FABRIZIO PALADINO
Cronaca

Torna la faida fra tartufai, auto bruciata in collina: "Troppi casi, abbiamo paura"

Amara sorpresa per un sessantenne di Sansepolcro: la sua Fiat 600 avvolta dalle fiamme: “Sulla strada che porta a Ospedaletto negli ultimi mesi sono stati sistemati dei chiodi"

Un tartufaio col suo cane (foto di repertorio)

Un tartufaio col suo cane (foto di repertorio)

Pieve Santo Stefano (Arezzo), 2 gennaio 2024 – Era andato con il cane a tartufi "in trasferta" ma, al ritorno, ha avuto l’amara sorpresa di vedere la sua auto, una Fiat 600, completamente avvolta dalle fiamme, con i vigili del fuoco che cercavano ancora di spegnere il rogo. È successo nella mattinata di venerdì a un sessantenne originario di San Giustino ma che da anni risiede a Sansepolcro. L’incendio – sicuramente di origine dolosa – è divampato in aperta campagna, in località Ospedaletto di Pieve Santo Stefano.

Sul grave episodio indagano i carabinieri della Stazione di Pieve. Alla base di quanto avvenuto, secondo i primi accertamenti ci sarebbero screzi e invidie tra tartufai della Valtiberina. La posta in palio è dunque il prezioso tubero: ricercato, prelibato e, soprattutto, costoso (il prezzo si aggira tra i 1500 e i 2mila euro al chilo). Il cosiddetto "diamante della terra" da queste parti, ha innescato una sorta di guerra. Uno dei tartufai più esperti, che vuole mantenere l’anonimato, ha detto: "Sulla strada che porta a Ospedaletto negli ultimi mesi sono stati sistemati dei chiodi e, in qualche caso, ignoti hanno squarciato le gomme delle auto di altri tartufai parcheggiate in vari luoghi. E’ opportuno fare qualcosa perchè non si può sempre rischiare di subìre danni consistenti solo per andare a cercare tartufi".

Nessun dubbio, dunque, sulle cause che hanno determinato il rogo di venerdì mattina, anche se sul posto non sono stati trovati inneschi o tracce di liquido infiammabile. Subito dopo l’intervento dei pompieri è iniziato il lavoro dei carabinieri che hanno avviato le indagini per dare un nome al piromane. Tutto lascia pensare, quindi, che la presenza di tartufai "fuori territorio" non sia stata gradita da qualcuno che, dando alle fiamme alla Fiat 600, ha voluto mandare un messaggio chiaro.

E già in passato, da quelle parti, c’è stato più di un avvertimento: un radiatore dell’auto bucato ma anche qualche scambio di offese, in un clima piuttosto teso tra i tartufai del posto.