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Stupro, 18enne non vuole denunciare "Meglio che sia lui e non mio padre"

Il racconto choc della ragazza di Foiano: "Dovete rilasciarlo altrimenti avrete sulla coscienza la mia morte". Il tribunale del Riesame rigetta la richiesta di revoca di due indagati, altri sono ancora irreperibili

"Dovete rilasciarlo, altrimenti avrete sulla coscienza la mia morte". E’ una telefonata choc – seguita da un messaggio whats app (Non toccate nessun altro, fate uscire oggi o domani mattina vengo a prenderlo io) – quella ricevuta il 22 febbraio scorso da una poliziotta in servizio alla squadra mobile di Perugia da parte della diciottenne immigrata che vive da un’amica a Foiano della Chiana che ha raccontato di essere stata sequestrata, costretta a bere alcol e drogarsi da un gruppo di cinque albanesi, e poi stuprata a turno da due fra loro in un’abitazione al Pantano, alle porte di Perugia.

Tre erano stati arrestati dalla polizia, altri due sono irreperibili e ieri mattina gli avvocati difensori, Cristina Zinci e Vincenzo Bochicchio hanno discusso davanti al tribunale del Riesame chiedendo la revoca dell’obbligo di dimora, già concesso dal giudice nell’ambito della convalida del fermo (il terzo è ai domiciliari, difeso dall’avvocato Perticaro).

"Non ho paura ma non voglio sporgere denuncia e non voglio spiegare il motivo della mia decisione, voglio solo tornare a casa a Foiano", aveva detto la ragazza subito dopo i fatti. Agli agenti aveva poi fatto leggere uno scritto sul telefonino "meglio che sia lui a violentarmi al posto di mio padre, non li voglio denunciare".

In particolare la diciottenne aveva raccontato, di aver conosciuto un albanese di nome Ellis in un bar – gli indagati sostengono di averla incontrata in un night di Foiano – che, dopo alcuni giorni di messaggi, si era poi proposto di accompagnarla a Firenze dove doveva prendere un treno per Bergamo dove vive la madre e avrebbe dovuto prendere alcuni documenti. Ma quella mattina del 21 febbraio scorso, l’auto con a bordo Ellis e un amico aveva poi deviato fino a portarla nel Perugino in una casa dove c’erano altri albanesi.

"Loro hanno chiuso la porta a chiave. Arjan mi ha detto di bere un alcolico che somiglia alla tequila. Ellis mi teneva la testa da dietro e Arjan teneva il bicchiere costringendomi a bere". Poi la cocaina "per paura che mi facessero del male ho tirato la striscia, ne ho tirate tante, forse sette o di più". Poi "Ellis e il ragazzo di 24 anni mi hanno portato nella stanza da letto, mi hanno spogliato" e stuprato. "Ero ubriaca e non riuscivo a reagire".

Il resto di una mattina drammatica è il tentativo di calarsi dal terrazzo, di prendere un coltello per difendersi e di dare fuoco alla carta delle brioches. Poi la fuga degli albanesi "ha visto che ero al telefono con i poliziotti... sono rimasta lì fino a quando non è arrivata la Volante e il 118 e ho mandato un whats app a Ellis ’Cosa hai fatto?’. Lui mi ha bloccata sul cellulare". La 18enne aveva spiegato di aver lasciato scarpe e slip dentro l’appartamento che però, al momento della perquisizione, l’indomani, non erano stati ritrovati. Uno dei due che l’avrebbe stuprata non è stato arrestato mentre i tre fermati (Arjan Rapi, Amarildos Vrioni Fatjion Pano) nell’ambito dell’indagine della Mobile, coordinata dal pm Mara Pucci, hanno negato: uno sostenendo di non esserci e gli altri due spiegando che era stata la ragazza a non volersene andare da lì.

Erika Pontini