
IN FIERA Il Salone nazionale delle Sagre
Arezzo, 18 febbraio 2016 - Le sagre protestano ma il giro di vite è arrivato. O almeno il primo passo. Il regolamento comunale è fatto. La seconda commissione consiliare ha approvato il testo, quello che sarà discusso nel prossimo consiglio comunale del 22 febbraio. E i paletti sono severi.
In particolare le novità riguardano la durata e il menù. Ogni organizzatore potrà effettuare una sola manifestazione all’anno per una durata complessiva di 5 giorni, consecutivi e non frazionabili. Il numero massimo di «giorni sagra» sarà di 80 in un anno, contro i 180 attuali, e gli eventi da inserire nel calendario non dovranno essere più di 16.
POi i menù. I piatti proposti durante le sagre o le feste paesane dovranno riferirsi a prodotti inseriti nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali della Toscana o comunque classificati e riconosciuti come Dop, Igp, Doc, Docg, Igt della Regione o a prodotti provenienti dalla filiera corta. In pratica, il Regolamento comunale proposto dalla maggioranza a Palazzo Cavallo riceve in toto le richieste formulate dalle associazioni di categoria.
Adesso la parola passa al Consiglio comunale, lunedì. Dove già è emersa la posizione di Bracciali a favore delle sagre.
"La destra di governo sta preparando il funerale delle nostre frazioni." Così la linea di Bracciali sulla proposta di regolamento per feste e sagre paesane. "Limitare l'oggetto delle manifestazioni alla sola promozione di un prodotto tipico del territorio, dimezzare i giorni di apertura degli stand con evidenti ripercussioni economiche per gli organizzatori e arrogarsi il diritto di scegliere discrezionalmente quali sono le sagre "buone" e quelle "cattive" da chiudere, significa chiudere una modalità di aggregazione e autofinanziamento delle nostre periferie che, attraverso queste manifestazioni, finanziano servizi, manutenzioni al territorio e portano avanti le attività sociali di paesi interi.
Altre sarebbero le contromisure da prendere contro il proliferare di eventi solo gastronomici nel centro città che danneggiano i nostri ristoratori e che non hanno nessuna reale ricaduta economica sul territorio ma, al contrario, si portano via, lontano da Arezzo, risorse.
Se c'è la necessità di rivedere alcune questioni, lo si faccia insieme ai comitati che organizzano queste iniziative senza colpi di mano dannosi per tutta la città. Sono convinto che la priorità per rilanciare l'immagine ed i consumi della città non sia questo regolamento ma una programmazione seria di cui non se ne vede neppure l'ombra. Quindi abbasso i canederli e viva i maccheroni".