
mario cassi
Arezzo, 6 maggio 2020 - Non tutto il male viene per nuocere e, se non altro, il periodo del lockdown è stata un'occasione preziosa per dedicarsi allo studio. A dirlo è Mario Cassi. Il baritono aretino famoso nel mondo ha passato tutto il periodo del lockdown nella sua casa in centro ad Arezzo «sognando Meliciano (la sua frazione di origine nda) – spiega – ma mi sono giustamente attenuto a tutte le regole per il bene mio e di tutti ».
Dunque, l’isolamento ha avuto anche risvolti positivi…
«Non so se chiamarli proprio positivi. È vero che ho la possibilità di studiare di più ed è vero che non mi manca la frenesia della mia vita di prima. Amo studiare ma chi fa questo lavoro, essendo spesso in tournée, canta molto e studia poco. Tuttavia, sarebbe stata una ‘pausa’ molto più apprezzata se fosse stata per un altro motivo. Non riesco a non pensare a quello che sta succedendo, alle migliaia di morti, a tutti quei medici che già si sacrificano per la nostra salute ogni giorno, molti di loro si sono sacrificati fino a perdere la vita. Ecco tutto questo, psicologicamente, rende le giornate pesanti».
E se lo dice una persona come lei, notoriamente solare e ottimista...
«La descrizione corrisponde, ma questa vicenda è piombata addosso a tutti con un impatto devastante. A novembre ero in Cina, ho iniziato a seguire la situazione grazie ai miei contatti cinesi già agli inizi dell’anno ma forse nessuno aveva compreso la gravità della situazione. Non dimenticherò mai il marzo appena trascorso, questa pandemia che è iniziata lenta – così ci è sembrato - e ci ha travolto tutti con numeri sempre più sconvolgenti ».
La musica, dunque, è stata il suo rifugio...
«Non solo. Da sempre mi diletto a cucinare, quindi anche con gli amici abbiamo iniziato a scambiarci ricette, foto. Credo sia una cosa molto italiana, il cucinare che dà conforto e non solo al palato. Sono anche riuscito a perdere peso, mi sono reso conto che la mia vita prima della pandemia era davvero un frullatore: bar la mattina, ristorante a pranzo, ristorante a cena. Anche questo mi ha fatto pensare al valore di una vita più serena. Detto questo, la cucina aiuta nei primi tempi dopo due mesi perde un po’ del suo potere terapeutico».
Per qualcuno il periodo di isolamento è stata l’occasione per scoprire nuovi talenti. Anche lei ha scoperto doti che non credeva di avere?
«Non so se definirlo talento, ma non avevo mai fatto le pulizie di casa, confesso. Ho sempre avuto qualcuno che si occupava di queste cose ma, ovviamente, in questi giorni non ho potuto far entrare nessuno in casa. Però a me piace stare nel pulito, quindi mi sono dovuto arrangiare. A un certo punto mi sono sentito come Vivien Leigh in Via col Vento».
Prego?
«Ha presente quando, di fronte a un tramonto, pronuncia il famoso discorso ‘Dovessi mentire o uccidere non soffrirò mai più la fame»? Ecco, io non toccherò mai più un aspirapolvere. Scherzi a parte, posso concludere dicendo una cosa seria?».
Naturalmente.
«Prendersi cura della casa è durissimo, tutta la mia stima a chi lo fa di lavoro oppure a quelle persone che se ne occupano da sole. Tutto questo impegno dovrebbe avere maggiori riconoscimenti, parlo soprattutto a livello normativo».