Salvatore Mannino
Cronaca

Sprofondo antiquari: la via Cavour dei grandi nomi perde pezzi, il settore è in crisi

Dall'addio della Galleria Bruschi al restringimento di Grace: la strada sta cambiando la propria identità

Via degli antiquari

Arezzi, 20 maggio 2019 - Una volta andavamo in via Cavour. E anche in piazza San Francesco. Orgogliosi, da aretini, di trovare una strada (e una zona) dell’antiquariato come non ne esistono in altre città di provincia e quale, a questo punto, è raro trovare persino in una metropoli. Perchè anche le più classiche vie degli antiquari, via del Babuino a Roma o via Maggio a Firenze, sono sempre più spoglie dei negozi che per decenni le hanno caratterizzate. Succede anche in via Cavour e dintorni, ahinoi, dove la moria delle gallerie assume ritmi sempre più accelerati.

Quasi un anno fa, ad agosto, ha chiuso l’ultimo simulacro di quella che fu la Galleria Bruschi, cioè il simbolo stesso dell’antiquariato aretino e anche il rifugio (un tempo) del padre della Fiera, il vero creatore di quello che per anni ha avuto quasi le sembianze di un distretto delle cose antiche: l’Antiquaria una volta al mese, i negozi, gli artigiani del restauro.

Adesso, anche un’altra vetrina simbolo, quella della Grace Gallery che fu di Artemio Buzzi, il mitico sor Artemio delle amicizie coi vip, da Berlusconi in avanti, si è ristretta a un terzo dello spazio che aveva, mentre il resto si appresta a riaprire (ci sono anche i manifesti) sotto altre forme, un negozio di forniture per altri negozi, altro che antiquariato.

E’ sakrara insomma l’operazione che dopo la morte di Artemio si era proposta di salvare almeno la sua attività, grazie anche all’intervento di Pupo, il cantante aretino amico di Buzzi, per il quale aveva cantato alla festa dell’anniversario di nozze. Il re della musica facile e popolare aveva parlato (anche in un’intervista a La Nazione) di una specie di fondazione, in cui si facesse antiquariato ma anche appuntamenti culturali, ma alla fine è sfumato tutto.

Via Cavour e dintorni, dunque, si presenta con un gigantesco cratere che ha inghiottito le due insegne principali, anche se ancora la strada resiste: di antiquari ne restano altri e per ora bastano a confermarla come una strada unica nel suo genere. Ma quanto potranno resistere molti di quelli che ancora tengono alzate le loro serrande?

Qualcuno, la famiglia Barbiera, è riuscito a trovare un erede in un altro antiquario (la dinasty Fatucchi), altri invece fanno i conti con l’età (è il caso di Massimo Puglisi, già presidente del comitato tecnico della Fiera) o con la contrazione di un settore mai uscito del tutto dalla crisi. Inutile girarci intorno: l’antiquariato fra i giovani non va più di moda, quella borghesia aretina, spesso proveniente dal mondo dell’oro, che aveva trovato nella roba d’epoca, un sicuro simbolo della propria ascesa sociale si sta lentamente dissolvendo.

Più in alto, a Borgunto, c’è un’altra famosa insegna che riapre ma non per vendere antiquariato. E’ quella di Fausto Peruzzi, morto un paio d’anni fa senza lasciare eredi. E’ un piccolo mondo di ieri che tramonta poco a poco. E non si vede in giro l’ombra di un salvatore per invertire la rotta del declino.