
C’è chi ha vinto ancora, confermandosi in pochi anni un talento della ricerca. C’è chi ha vinto per la prima volta ma è dovuta rimanere in Svizzera con il bimbo appena nato. C’è chi è arrivato da Milano a raccogliere il suo premio. Il premio Marcantoni, il riconoscimento che la Società Storica e La Nazione dedicano da anni ad un nostro carissimo collega. Un giornalista ed un amico, morto a 44 anni, lasciando un grande vuoto: in redazione in città. Era stato Massimo Benigni, anche lui collaboratore di punta del nostro giornale, a volere, assolutamente volere che il nome di Aurelio rimanesse legato a questa piccola fucina di talenti. E il destino ha voluto che alla fine l’iniziativa accomunasse tutti e due, essendo scomparso anche Massimo per una malattia inesorabile.
Ieri la cerimonia in Fraternita, ospiti del primo rettore Pierluigi Rossi: una cerimonia rinviata due volte. Prima nella sua scadenza naturale del gennaio 2021, poi pochi mesi fa, sempre per colpa del Covid. Ieri finalmente i riflettori si sono accesi sulla decima edizione del premio. In prima fila il presidente di Atam Bernardo Mennini, lo sponsor principale del concorso. "Aurelio e Massimo erano amici e persone di qualità: l’azienda porterà avanti questo premio senza se e senza ma". Il via libera all’undicesima edizione, che dovrebbe tornare alla data canonica del 6 gennaio, stavolta del 2024.
Un concorso che ha esteso le frontiere delle tesi e dei lavori: non solo alla storia aretina ma a quella di tutta la Toscana. E che ha raccolto candidature da tutta Italia: in particolare dalle università di Bari, Bologna, Firenze, Genova, Liegi, Cattolica di Milano, Pisa,Roma Tre, Siena e Ca’ Fòscari di Venezia.
I premiati? Per la sezione A (Tesi di dottorato) Ilaria Macera: è rimasta in Svizzera è stato il fratello a ritirare il riconoscimento.
Per la Sezione B (Tesi magistrali) Riccardo Neri, già vincitore negli anni scorsi e per un periodo storico del tutto diverso.
Per la Sezione C (Tesi triennali) Francesco Zecchini, Il premio dedicato alla memoria di Massimo Benigni è stato assegnato a Nicola Mariotti.Ben quattro le menzioni speciali, a conferma del livello molto alto raggiunto da questa edizione: alle tesi di dottorato di Marco Giacchetto e di Marco Tumino, alla tesi magistrale di Matteo Innocenti e alla tesi triennale di Michelangelo Borri.
Ilaria Macera ha studiato Niccolò Tommaseo e l’editoria fiorentina. Il carteggio con Felice Le Monnier (1835-1873). Riccardo Neri ha bissato la sua recentissima vittoria con uno studio sull’edizione aretina aretina delle opere di Lodovico Antonio Muratori, spostandosi così dal ’300 del suo primo lavoro al cuore del ’700.
Francesco Zecchini ha trionfato nella sezione sulle tesi triennali con un lavoro su "Il “Partito” del giornale: Montanelli e i lettori", analizzando dunque uno dei più grandi giornalisti di tutti i tempi.
Nicola Mariotti ha vinto il premio dedicato a Massimo Benigni con "Attenta sorveglianza” ed “energica repressione", un’analisi sui conflitti di lavoro nelle carte della Questura di Firenze all’inizio degli anni ’50. Una giornata guidata con la solita precisione da Luca Berti, presidente della società storica, affiancato dalla redazione aretina della Nazione, nella sala in cima al Palazzo di Fraternita, affacciato su una piazza inondata di sole e già affollata di turisti. Con due sposi impegnati a giurarsi amore eterno nel salone al piano di sotto.