"Sono quasi cieco dopo l’intervento" Paziente chiede maxi risarcimento

Un aretino di 66 anni cita in giudizio l’ospedale delle Scotte e presenta una richiesta da 200 mila euro "Vista passata da 9-10 decimi a 4". L’azienda sanitaria: "Complicanza inevitabile". A ottobre il processo

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di Federico D’Ascoli

Doveva essere un intervento di routine, da fare in day hospital. E invece l’operazione all’occhio sinistro per un glaucoma nel maggio del 2019 si è trasformata in un incubo per un aretino di 66 anni. Si è affidato allo studio dell’avvocato Tiberio Baroni e ha citato in giudizio l’Azienda ospedaliera universitaria senese chiedendo un risarcimento danni che si aggira sui 200 mila euro perché da quel giorno avrebbe perso cinque decimi di vista dall’occhio operato alle Scotte. La prima udienza di fronte al giudice Clara Ciofetti di Siena si terrà il 19 ottobre. L’Aou senese si è costituita in giudizio con gli avvocati Filippo Frignani e Nicoletta Silipo: "È possibile affermare l’insussistenza di ipotesi di responsabilità a carico dell’azienda – scrivono i legali – perché l’insorgenza dell’endoftalmite rappresenta una complicanza inevitabile della procedura che in alcun modo può essere ascritta a responsabilità del sanitario operante".

L’endoftalmite è un’infezione all’interno dell’occhio che può essere causata da un intervento chirurgico o un trauma che ha come conseguenze il dolore oculare, il rossore e anche la perdita della vista.

In base all’accertamento tecnico preventivo presentato dallo studio legale Baroni con l’avvocato Barbara Remi, il sessantenne aretino veniva sottoposto a una prima visita di controllo il giorno successivo all’operazione e un’altra due giorni dopo con un "riposizionamento di iride alla lampada in fessura mediante spatola in ambiente non sterile", si legge nell’accertamento tecnico preventivo. Il paziente affetto da glaucoma si lamentava con i familiari e il medico di base per un forte dolore all’occhio sinistro, oltre a un persistente peggioramento della vista nonostante le cure. Nove giorni dopo, durante un’ulteriore visita di controllo con il primario del reparto di oculistica, emerse la necessità di un nuovo intervento di vitrectomia, ossia il trattamento del distacco della retina rimuovendo il corpo vitreo, il gel trasparente localizzato tra l’iride e la retina.

Il paziente difeso da Tiberio Baroni, considerando il proprio stato di salute oculare in continuo peggioramento prese contatto anche con altri specialisti e un medico legale che nelle loro relazioni spiegano che "durante la degenza il tono oculare dell’occhio sinistro, operato, si manteneva, nonostante le cure, su valori elevati". Gli stessi professionisti a cui il sessantenne si è rivolto "evidenziano nelle loro relazioni una responsabilità professionale da parte dei sanitari che eseguirono l’intervento censurabile nella genesi dell’infezione sopravvenuta all’occhio sinistro per perdita di visus: dai 9-1010 sino ai soli 410. I medici evidenziano che la situazione è destinata a evolversi inevitabilmente verso l’atrofia ottica e verso quindi la perdita totale della vista".