
Mariano Scognamiglio
Arezzo, 4 aprile 2023 – «Forse non avrei dovuto confessare la mia omosessualità: ma non me ne pento". O magari sì ma solo quando controlla gli incassi. Perché allora uno stranguglione gli prende e non certo per colpa dei suoi piatti, tutte specialità familiari della cucina aretina. Mariano Scognamiglio nel 2020 era stato uno dei moschettieri dei "Quattro ristoranti", la trasmissione gastronomica di culto su Sky. Non aveva vinto ma il suo volto aveva bucato lo schermo, a fianco di Alessandro Borghese. "Da allora gli affari sono andati calando".
E di motivi se ne dà uno solo. "Ho fatto outing, ho confessato di vivere con l’uomo della mia vita: e in una città come questa evidentemente fa scandalo". E per dimostrartelo racconta la sua settimana. "Nel weekend il locale si riempie: i turisti, gli stranieri, ma anche chi viene apposta per me, fa 130 chilometri o arriva dalle vallate. Il resto della settimana il deserto". Ed è l’elemento che lo fa pencolare. "Tutti gli altri lavorano, io no: è chiaro che nei giorni feriali senza gli aretini non vai da nessuna parte, è lì il problema".
Con franchezza partenopea ammette che il problema non è solo lì. Perché prima il Covid gli ha chiuso il locale, poi la ripresa è stata lenta, poi sono arrivate le bollette salatissime. Ma quello c’è stato per tutti ed è qui che riparte. "Sono stato costretto a chiudere fino al giovedì". Non perde tempo, ha ricominciato ad insegnare a scuola. Oltre che tra i fornelli ha la vocazione dei numeri e della scienza. Insegna nei laboratori di tecnologia meccanica, è esperto di grafica digitale, l’informatica è il suo pane. Ma nella vita come in cucina il pane non gli basta, ci vuole anche il companatico: o meglio i suoi piatti di punta, dalla ribollita alla bistecca al peposo, piatti della cucina aretina riproposti con creatività. E su quelli non riesce più a vivere.
«Ho lanciato un crowdfunding, una raccolta di risorse che in tutta Europa fa breccia". Ma anche qui le offerte arrivano soprattutto dalla sua Napoli. Che magari lo ricorda anche come personaggio di "Un posto al sole", la fiction che anni fa sbancava. Lui interpretava il medico ma preferisce di gran lunga i il cappello da chef.
«Dopo l’uscita su Sky mi sono arrivate offese a grappoli, irrisioni, di tutto". Si sono anche fermate ma mai completamente: e qualche messaggio te lo fa vedere, i classici disarmanti del pregiudizio e del sessismo. "C’è stato anche un caso di stalking: telefonate continue, sempre gli stessi improperi. Alla fine la polizia lo ha individuato, aveva 17 anni e veniva da una famiglia bene aretina. Ho chiesto le scuse, ho raccolto solo l’arroganza sua e della famiglia".
E ti racconta di chi lo incrocia voltando lo sguardo, di chi cambia marciapiede e fino a pochi giorni prima lo salutava. Un viaggio surreale dal quale prova a scendere. "Ho lavorato a Colcitrone, in via Pescaia, sul Corso, sempre cercando di crescere". In via Veneto aveva preso il posto di un locale di punta, poi trasferitosi in piazza Grande.
La partecipazione ai "Quattro ristoranti" sembrava la svolta. E invece lo è stata al contrario. "Facevo la parte del cattivo, puntiglioso con i colleghi: forse da lì mi è rimasta addosso la fama di antipatico". Anche quella sfida l’aveva vissuta con Gianfranco, compagno di vita e sul lavoro. Per l’outing in Tv si erano dati la mano. "Il regista ci chiese di coronare il racconto della nostra omosessualità con un bacio, non ci vidi nulla di male". Ma da allora non riesce a cavarsi dalla testa di essersi giocato in quel modo una bella fetta della clientela.
«Però tornando indietro lo rifarei. E’ la nostra vita, nessuno me ne farà mai vergognare". Preparando la pastiera aspetta che la porta del suo locale, "Da Mariano", possa tornare ad aprirsi come un tempo. Arezzo da quasi vent’anni è la sua città: e non vuole rassegnarsi al fatto che gli volti le spalle.