GAIA PAPI
Cronaca

Sgominata banda del buco Pilotava fallimenti a catena

Operazione della Finanza in tutt’Italia. Perquisita l’abitazione di un aretino. È accusato di sfruttamento della prostituzione: gestiva un giro di ragazze cinesi.

Sgominata banda del buco  Pilotava fallimenti a catena
Sgominata banda del buco Pilotava fallimenti a catena

di Gaia Papi

Decine di supermercati e negozi di cosmetici venivano rilevati da noti marchi della grande distribuzione e poi depredati e avviati al fallimento. Fallimenti pilotati attuati in mezza Italia, compresa la provincia aretina. A scoprirlo è stata la Guardia di finanza di Bologna. Una lunga indagine e una serie di perquisizioni hanno portato al sequestro preventivo di beni per oltre 32 milioni e alla denuncia di 32 persone. Tra queste, 15 sono state arrestate per associazione a delinquere e bancarotta. Provvedimenti emessi dal gip di Bologna. Il gruppo, noto come "banda del buco", composto da bancarottieri italiani ritenuti "seriali", secondo gli investigatori era specializzato in reati fallimentari e tributari e nel riciclaggio dei proventi illeciti, anche tramite imprenditori cinesi compiacenti.

Ma in questa storia c’è anche un giro di prostituzione. Di etnia cinese erano le donne fatte prostituire da un aretino, accusato di favoreggiamento e sfruttamento in concorso della prostituzione. L’uomo da gennaio ad oggi, avrebbe messo a disposizione un’abitazione in una zona centrale della città. L’aretino è accusato anche di aver promosso su internet l’attività attraverso annunci su siti specializzati, oltre che di gestire i rapporti con i clienti, concordare appuntamenti e tariffe.

Le indagini hanno permesso di ricostruire che l’organizzazione nel 2020 era subentrata alla guida di un gruppo societario dell’hinterland bolognese (composto da una holding e tre srl) operante nei settori della dermocosmesi e della grande distribuzione, con trentadue supermercati tra Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, Lombardia e Friuli Venezia Giulia. Amministrando queste società, secondo la Finanza, venivano messe a segno vere e proprie operazioni di sciacallaggio, provocando il dissesto finanziario. Secondo gli inquirenti, i fondi illecitamente accumulati, sono stati reinvestiti in altre iniziative imprenditoriali o in altri casi trasferiti a società italiane ed estere compiacenti, sulla base di fatture false emesse ad hoc per giustificare i flussi finanziari. Ultimamente, il gruppo aveva rivolto la propria attenzione su una storica società ittica pugliese dotata di un consistente patrimonio, ma sovra-indebitata e in crisi di liquidità, in procinto di essere "saccheggiata".