Se la lancia d’oro deve chiedere il permesso

Federico D’Ascoli

ospite è come il pesce: dopo tre giorni puzza. La lancia d’oro sul terrazzino privato di piazza Grande c’è rimasta molto di più: sei anni e dodici Giostre. Il padrone di casa è un ottantenne squisito, si chiama Carlo Chiavini, vive a Milano ed è un broker con solide radici aretine. Un paio di anni fa raccontò a La Nazione la gioia della nipotina Dora, cruciferina che annodò il suo fazzoletto alla lancia, dopo tanta attesa. Lo scorso anno ha chiesto di spostare la consegna da un’altra parte per godersi la Giostra in famiglia e invitare qualche ospite. Il rituale vuole infatti che nel terrazzino, prima dell’arrivo del sindaco e del rettore, stiano soltanto due valletti del Comune.