Scatta l’occupazione no stop La rabbia dei lavoratori "Non ci arrenderemo mai"

Prima l’assemblea ai cancelli con il sindaco Chienni e il delegato di Giani. Poi l’ingresso a gruppi, turni di sei ore. I sindacati: "La fabbrica è degli operai".

Scatta l’occupazione no stop  La rabbia dei lavoratori  "Non ci arrenderemo mai"

Scatta l’occupazione no stop La rabbia dei lavoratori "Non ci arrenderemo mai"

di Maria Rosa Di Termine

La rabbia per gli impegni ancora una volta stracciati e disattesi sfocia nell’occupazione dello stabilimento. I 280 lavoratori della Fimer si sono riuniti compatti, ieri alle 18, davanti ai cancelli della fabbrica di Terranuova mettendosi in fila per riempire gli elenchi dei turni nei quali presidieranno dall’interno il luogo che fino a poco tempo fa significava certezza nel domani. La pioggia acuisce la sensazione di amarezza e sconforto per una giornata nerissima, che riporta indietro di mesi la lancetta della crisi e sbiadisce il ricordo di quel pomeriggio di inizio maggio quando tamburi e applausi avevano salutato l’annuncio dell’avvento nella stanza dei bottoni di un partner illustre. Ma non ci si piange addosso, tutt’altro, perché qui c’è da salvare l’azienda che ha scritto la storia di una comunità. E, allora, sotto con la disponibilità a garantire di 6 ore in 6 ore la presenza totale, 24 ore su 24, tra le mura dell’industria del solar.

Lo scopo è preciso: "Far arrivare a tutti il messaggio che gli interessi personali hanno un limite – afferma Ilaria Paoletti segretaria provinciale della Fim Cisl – perché questa azienda non è soltanto della proprietà, ma anche dei lavoratori e se decidono di fermare la produzione, le sorti sono nelle loro mani. Se l’obiettivo è la salvezza occorre che tutti facciano un passo indietro mettendo al primo posto l’interesse collettivo".

Lo scenario è complesso e "liquido" e le variabili molteplici, di difficile previsione, dalla revoca del concordato, qualora vi siano le condizioni, all’amministrazione straordinaria, al fallimento.

Ma un dato è certo: la gente è stanca di attendere le decisioni altrui e per questo il gesto dimostrativo era l’unica via per scuotere chi di dovere. "L’irresponsabilità della Fimer chiama in causa la nostra responsabilità di innalzare il livello di lotta per difendere a spada tratta competenze professionali e occupazione e non permetteremo a nessuno calpestare la nostra dignità", tuona Alessandro Tracchi, segretario provinciale della Cgil che si è messo in cima alla lista di chi resterà a vigilare nelle prime notti. "Stavolta – aggiunge – la realtà ha superato la fantasia. Ma noi abbiamo una fabbrica che ha ancora 10 milioni di euro di portafoglio ordini, è nel settore delle energie rinnovabili, produce e sviluppa il futuro dentro la transizione ecologica. Cercheremo altri investitori percorrendo tutte le strade possibili e immaginabili che salvaguardino gli interessi di comunità, dipendenti, famiglie e creditori". Ad ascoltarlo alcuni neo assunti che proprio ieri hanno preso servizio. Ingegneri in grado di contribuire a implementare il reparto Ricerca e Sviluppo, che ora, si trovano nel guado di una nuova tempesta. E’ un incredibile paradosso nella vertenza delle infinite contraddizioni. "Non c’era altro da fare – chiosa Luana Casucci segreteria Uilm Uil di Firenze – per evitare che qualcuno venga a portar via i macchinari facendo trovare alle maestranze una scatola vuota. Chiediamo un sacrificio enorme alla nostra gente anche perché con l’occupazione non si riscuote".

Presenti all’assemblea il sindaco Sergio Chienni e il consigliere regionale Valerio Fabiani che ha annunciato di aver contattato il ministero delle Imprese e del Made in Italy per chiedere di convocare un tavolo nazionale e far sentire con forza a Fimer il peso politico delle istituzioni italiane. "Questa azienda non ce la faremo portare via".