di Luca Amodio
Siamo a Wamba, nella contea di Samburu, in Kenya. E’ qui che tre ragazzi della Valdichiana, Riccardo, Francesca e Sara, hanno deciso di trascorrere buona parte del mese di agosto. Il motivo? Un progetto umanitario, "Water facility Wamba" si chiama, che dal nome fa ben intuire quale sia uno (dei vari) problemi del posto: l’accesso stabile e garantito a riserve di acqua potabile, precluso alla maggior parte della popolazione. Una condizione che aggrava e si intreccia con le altre problematiche, igiene e malnutrizione tra tutte.
E’ proprio Riccardo Reggidori, classe ‘98, di Castiglion Fiorentino, ormai alla quinta missione umanitaria in Africa, la seconda da coordinatore insieme al Prof Guido Barindelli, sotto il cappello della parrocchia St Aloysius Wamba Parish Mission, che ci spiega l’obiettivo del progetto: riportare l’acqua nel territorio ma anche portare conoscenze. Per questo hanno costruito da zero un nuovo impianto per immagazzinare l’acqua e distribuirla nei villaggi della contea anche perché, come spiega Riccardo, "le risorse idriche ci sarebbero, ma pozzi e impianti sono fermi per la mancanza di tecnici capaci di fare manutenzione". E qui, entra in gioco proprio il ruolo di Reggidori, "mi sono ormai specializzato in training, formazione professionale di adulti, idraulici, tecnici ed elettronici: cerchiamo di portare delle conoscenze in loco, così che poi le missioni possano essere portate avanti anche dagli autoctoni". Insieme a Riccardo, quest’anno sono partite anche due contigue, che hanno deciso di unirsi alla causa sia come interpreti (in Kenya è stato necessario parlare inglese) ma anche per dare una mano nei lavori in programma. Francesca Mariucci, 24 anni, appena laureata in logopedia, "perchè sono partita? "È difficile spiegare ma lo volevo sin da bambina: aiutare, o almeno provare, altre persone, in questo caso più in difficoltà di noi", ci racconta. "Perchè farlo all’estero?
È un’esperienza che mi ha arricchito, mi ha fatto toccare con mano un’altra realtà, un’altro stile di vita, che nel nostro piccolo quotidiano non possiamo proprio immaginare: tornata a casa con questo bagaglio di esperienze mi ha insegnato a non dare nulla per scontato". Anche Sara Cecconi, 25 anni, di Cortona, si è unita al team. "E’ uno di quei sogni che mi portavo dietro da un po’, da quando ero in fase pre adolescenziale e avrei voluto diventare pediatra per aiutare in giro per il mondo i bambini".
Le cose poi sono andate diversamente, Sara si è laureata in psicologia sociale e del lavoro ma "quel desiderio, quella voglia di conoscere il mondo, altri mondi, altre storie, altre persone non si è mai spenta: così come il desiderio di aiutarle". E poi il ringraziamento, a tutte quelle realtà del territorio che hanno reso possibile il progetto. "Grazie alla Sport Events di Cortona che ci sostiene sempre con tanto materiale sportivo, alla Menci e a tutti gli altri donatori", spiega Reggidori.