Payback sui dispositivi medici. "Se non viene cancellato le aziende rischiano la chiusura"

In seguito all'arrivo, in questi giorni, di lettere delle Asl con richiesta di pagamento per il periodo 2015-2018 da evadere entro 30 giorni, è partito l'appello di Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria Dispositivi medici

Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria Dispositivi medici (ph: imagoeconomia)

Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria Dispositivi medici (ph: imagoeconomia)

Arezzo, 24 novembre 2022 - Sono oltre 100 i ricorsi presentati ai Tar dalle aziende dei dispositivi medici sull'attuazione del payback, in riferimento all'articolo 18 del Decreto legge Aiuti bis e al decreto del ministero della Salute. Questo è il dato diffuso da Confindustria Dispostivi medici, che spiega: "all'atto pratico, le imprese che forniscono in virtù di una gara vinta, non hanno alcuna evidenza se il tetto regionale verrà sforato, né sono in grado di ipotizzare se e quanto saranno chiamate a restituire. Tale sistema non è compatibile con i principi contabili costituzionali che prevedono che i bilanci dello Stato siano prudenti, veritieri, realistici e fondati sull'attendibilità delle previsioni passate senza  considerare che su quei bilanci le imprese hanno pagato le tasse, che non verranno mai restituite". Le aziende contestano l'illegittimità dei provvedimenti impugnati per l'incostituzionalità della normativa primaria di legge, la non conformità con il diritto eurounitario e la violazione di norme di legge preesistenti.

In seguito all'arrivo, in questi giorni, di lettere delle Asl con richiesta di pagamento per il periodo 2015-2018 da evadere entro 30 giorni, è partito l'appello di Massimiliano Boggetti. Il presidente di Confindustria Dispositivi medici, al Forum Risk Management in Sanità di Arezzo, nell'ambito del convegno "Innovazione e sicurezza dei dispositivi medici - La governance del settore", ha dichiarato: "Il Governo inserisca nella Manovra la cancellazione del payback altrimenti le aziende del settore rischiano di chiudere i bilanci in perdita, di deteriorare il rating delle banche, che garantisce proprio alle aziende accesso al credito. Questo significa far fallire un settore che eroga salute e lasciar pagare ai cittadini le spese sanitarie di tasca propria, rinunciando alla sanità pubblica e all'innovazione tecnologica. E tutto ciò senza che arrivi nel concreto un euro nelle tasche del Governo".

"Sono centinaia le imprese su cui impatta il payback, che rischiano di fermarsi e chiudere - afferma Boggetti -. Se le nostre imprese chiudono potrebbero non riuscire a garantire le forniture di prodotti, anche salvavita, agli ospedali; la qualità delle tecnologie mediche rischia di abbassarsi; i medici si troveranno costretti a lavorare senza avere le tecnologie all'avanguardia fondamentali per poter esercitare al meglio la professione e in ultima istanza essere disincentivati a rimanere nel nostro Paese, preferendo l'estero. Le conseguenze per i cittadini - ha sottolineato - sono altrettanto gravi: senza risorse destinate alla sanità e senza imprese che la riforniscono, sempre più persone non avranno accesso alle cure con un notevole impoverimento dell'offerta e della qualità dei servizi sanitari''.

"È inaccettabile che il Governo - ha concluso - non capisca l'impatto di un tale sistema sull'industria della salute e non comprenda le dinamiche e le conseguenze di questo provvedimento. Perseverare nel mantenimento dei tetti di spesa e di meccanismi quali il payback e le gare al ribasso significa contribuire a rendere l'Italia un Paese sempre meno appetibile per investimenti nazionali ed esteri, quando invece abbiamo bisogno di far tornare in Italia produzione e ricerca". Secondo Boggetti, se le regioni continuano a bandire gare la cui somma dei valori aggiudicati supera il fondo sanitario a disposizione e il Governo non aumenta le risorse destinate alla Sanità, non saranno le imprese dei dispositivi medici a potersi far carico degli sforamenti di spesa pubblica.