Dory d'Anzeo
Cronaca

Ristoratori in fermento: "Caos, però ripartiamo". Ma non tutti ce la faranno

Chi ha spazi stretti sfoglia la margherita, gli altri si affidano ai tavolini all'esterno. L'ipotesi plexiglass, le distanze contestate, i timori sulla clientela

I fratelli Fazzuoli

Arezzo, 13 maggio 2020 - Ristoranti, si riparte. O meglio: si riparte? In attesa di notizie certe e di linee guida sulle misure di sicurezza, gli imprenditori sono pronti ad alzare le saracinesche.

Così Luca Scoscini che gestisce il ristorante Essenza e il ‘Caffè Vasari’ in Piazza Grande: «Non sappiamo cosa preveda il disciplinare della Regione, siamo pronti e non credo che incontreremo grandi problemi. Fortunatamente, siamo in piazza Grande, c’è un meraviglioso spazio fuori e andiamo incontro alla bella stagione. L’idea sarebbe di non usare le sale interne. Nel frattempo, abbiamo sanificato gli ambienti e adottato tutte le precauzioni normative. Se ci chiederanno di mettere il plexiglass al banco, faremo anche quello».

Potrebbero non riaprire subito, invece, ‘L’Agania’ e ‘Il Cantuccio’, il perché lo spiega Lapo Lodovichi: «In assenza di linee guida, è difficile organizzarsi. Non sappiamo a quale distanza devono essere posizionati i tavoli, quale tra noi in cucina; e quando finalmente sapremo cosa fare, non so se riusciremo a organizzarci in poco tempo. Per sanificazione, mascherine, i guanti, siamo a posto; si valuterà, se non ci sono altri modi, se mettere il plexiglass. Probabilmente, riapriremo prima il Cantuccio, che ha uno spazio esterno. L’autocertificazione? Se vengono tre persone e dichiarano di essere fratelli,come faccio io a dire se è vero o no? E poi mi domando: siamo sicuri che le famiglie avranno voglia di tornare al ristorante o ci sarà paura? Comunque, l’importante sarà partire».

Anche per Maurizio Fazzuoli de ‘La lancia d’oro’ il problema è l’incertezza: «Aspettiamo una risposta, negli ultimi tempi siamo stati abituati a sapere le cose la sera per la mattina dopo. Non avremo problemi di spazio in piazza Grande, terremo i tavolini a distanza e garantiremo la sicurezza. All’inizio dovremo riorganizzarci, ad esempio noi in genere a mezzogiorno avevamo già i tavoli pronti, invece dovremo iniziare il servizio da zero appena arriva il cliente. Il plexiglass? Verrebbe meno il nostro concetto di accoglienza».

Distanziamento dei tavolini e, chissà, qualche posto a disposizione fuori è la strategia di Carlo Caldiero del Mivà a San Lorentino: «Non credo di mettere il plexiglass, se non al banco, piuttosto aumento di ulteriori dieci centimetri lo spazio tra i tavoli, appena sapremo quale dovrà essere. Abbiamo chiesto di avere uno spazio fuori, sono sicuro che se il sindaco è nella condizioni di farlo, accoglierà la richiesta. Ci aiuterebbe molto, così potremo compensare in parte quello che andremo a perdere nelle sale interne. E’ chiaro che se prima mettevi a sedere 70 persone, adesso ce ne saranno 30. L’importante, però, è ripartire».

Anche per Luca Fabianelli dell’Antica Fonte la priorità è ripartire: «Con 11 dipendenti, io devo per forza aprire. Aspettiamo il decreto con ansia, abbiamo preparato le sale, sanificato gli ambienti, preso i dispositivi di sicurezza. Se ci diranno che sono obbligatori i divisori in plexiglass ci adegueremo. La situazione è delicata, ho visto persone arrabbiate e deluse e non so quanta gente avrà subito voglia di tornare al ristorante».