
La Marcia della Pace
Arezzo, 04 giugno 2025 – Un fiume di colori, volti e speranze ha attraversato nel pomeriggio di martedì 3 giugno le vie di San Giovanni Valdarno. In centinaia si sono dati appuntamento per la “Marcia per la Pace in Terra Santa. Due Popoli – Due Stati”, promossa dalla Conferenza zonale dei sindaci del Valdarno aretino. Un evento che ha unito amministrazioni comunali, scuole, associazioni, sindacati e semplici cittadini in un messaggio collettivo di pace, giustizia e solidarietà. A sfilare, tra striscioni e bandiere della pace, non solo il tessuto civico della città del Marzocco, ma l’intero Valdarno aretino, rappresentato al completo dai suoi sindaci e amministratori. Particolarmente significativa la scelta del punto di ritrovo: piazza Casprini, davanti agli istituti scolastici superiori della città, simbolo dell’impegno a trasmettere alle nuove generazioni il valore della convivenza pacifica.
Alle 18 in punto, il corteo ha preso il via. Un lungo cammino da via Bolzano a Corso Italia, fino all’arrivo in piazza Cavour, cuore simbolico della città, dove il palco era allestito proprio di fronte a Palazzo d’Arnolfo. A guidare la marcia, il sindaco Valentina Vadi, presidente della Conferenza dei Sindaci del Valdarno aretino, affiancata dal consigliere regionale Vincenzo Ceccarelli e seguita da numerosi amministratori locali: Elena Spadaccio per la Provincia di Arezzo, Leonardo Degl’Innocenti o Sanni (Cavriglia), Paolo Nannini (Bucine), Lorenzo Allegrucci (Montevarchi), Sergio Chienni (Terranuova Bracciolini), Claudio Calcinai (Castelfranco Piandiscò), Jacopo Tassini (Laterina Pergine Valdarno) e Andrea Rossi (Loro Ciuffenna), tutti con la fascia tricolore e accompagnati dai gonfaloni comunali. Protagonisti della manifestazione anche gli studenti degli istituti superiori e comprensivi del territorio: dai Licei Giovanni da San Giovanni all’Isis Valdarno, dall’Istituto Marconi al Masaccio, fino all’Iis Varchi, l’Isis Vasari e alla scuola delle Suore Agostiniane.
+Una presenza giovane, partecipe e consapevole, che ha dato voce a un desiderio di pace tanto più forte quanto più urgente. Accanto a loro, una vasta rete associativa ha risposto all’appello: Libera Valdarno, Coordinamento per la Pace, Legambiente, Scout Sgv, Oratorio Don Bosco, Circolo Laudato Sì, la sezione soci Coop, l’Anpi, la Consulta per le Pari Opportunità e la Consulta Giovani. Presenti anche le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil, insieme alle rispettive rappresentanze dei pensionati. Dal palco, la sindaca Valentina Vadi ha pronunciato un discorso intenso, a nome di tutti e otto i Comuni della vallata. “Con una sola voce – ha dichiarato – diciamo ‘no’ alla guerra di oppressione, ‘no’ alle bombe, ‘no’ alla morte violenta di civili inermi. Diciamo basta alle atrocità che si consumano da mesi nella Striscia di Gaza nel silenzio assordante della comunità internazionale. Gaza è un cimitero a cielo aperto, Betlemme una prigione.
Parole, queste, pronunciate pochi giorni fa da padre Ibrahim Faltas nella Pieve di San Giovanni Battista. Non possiamo più tacere. Serve un cessate il fuoco immediato. Serve il coraggio della diplomazia. E anche l’Europa, oggi muta, deve tornare protagonista. Non si può continuare a vendere armi e poi proclamarsi costruttori di pace”. Un appello netto, rafforzato dalla testimonianza di chi conosce la realtà del conflitto da vicino. Sul palco sono saliti Lorenzo Rampi, rappresentante della Consulta Studenti, Samira Borgogni e Giulio Benvenuti per gli istituti superiori, Maria Bernardoni e Alice Vieri per il Comitato per la Pace, insieme al medico anestesista Filippo Pelagatti, volontario a Gaza, che ha condiviso un toccante racconto del suo servizio in terra palestinese. La manifestazione si è aperta con le note di Imagine di John Lennon e si è chiusa con Redemption Song di Bob Marley: due inni universali, due richiami alla dignità, alla libertà e alla speranza. Il messaggio partito da San Giovanni Valdarno ha valicato i confini del territorio: anche le piccole comunità, oggi più che mai, hanno il dovere di alzare la voce per la pace. E da questa piazza, simbolo di un Valdarno unito e solidale, è partito un appello che chiede con forza la fine delle ostilità, il rispetto dei diritti umani e la costruzione di un futuro condiviso. Perché non può esserci pace senza giustizia, né giustizia senza umanità.