
Riconosce il nonno da una foto. Così il nipote del carrista inglese ha scoperto la nostra Liberazione
"Tra due settimane saremo nel punto esatto in cui, 80 anni fa, fu scattata la fotografia del mio bisnonno e dei suoi colleghi". Garet Scanlon, il nipote di uno dei carristi che liberò Arezzo in quel 16 luglio del 1944, non sta più nella pelle in attesa di affacciarsi sullo scenario del suo antenato. Lo rivela su Facebook ai tanti che lo seguono proprio sul filo delle ricostruzioni di quegli anni. Un mondo sul quale ha scritto un libro, "Camouflaged Fist". Racconta il mondo non dalle parti delle radici ma dell’abbigliamento militare: le uniformi mimetiche usate dalla fanteria della 6° Divisione Corazzata in Italia, quella del bisnonno. Il 16 luglio di ottant’anni dopo, Gareth sarà nella sala del consiglio comunale, a portare una sua testimomianza: una decina di minuti. A fianco del sindaco Alessandro Ghinelli e di alcuni altri relatori: Daniele Cesaretti, Santino Gallorini e don Vittorio Gepponi. Lui porterà l’emozione di un racconto tramandato da quel giorno all’interno della sua famiglia.
Gli altri, si concentreranno sull’approfondimento del clima che si viveva in quei mesi decisivi, per la storia italiana e per quella di Arezzo. Tutto è nato da una foto. "Questa foto di guardie gallesi l’avevo già vista nei libri molte volte, seppur mal riprodotta. Una copia ad alta risoluzione mi ha permesso di identificare mio nonno". Un racconto che per ora scorre sui social. Un gruppo di militari, accampati in un angolo sullo sfondo di uno scorcio aretino. "La fotografia del mio bisnonno e dei suoi colleghi fu scattata a fianco della Route 71 nel passo L’Olmo". La Route 71, un modo atipico di nominare quella 71 che è una delle strade nevralgiche del territorio. Nell’immagine il bisnonno di Gareth è sulla sinistra, l’unico senza copricapo.
"Da notare la divisa che indossa" nota Gareth, che ormai del settore è diventato un conoscitore raffinato. Una storia partita da quella foto. "Questa fotografia è stata inevitabilmente il catalizzatore che ha iniziato il mio progetto di ricerca" conferma, con l’entusiasmo del nipote e insieme del cultore di uno spicchio di storia che contribuisce a quella più generale. Un’emozione alla quale dà voce nel corso di tutti i post di questi giorni, annunciati in largo anticipo fin dall’inizio di giugno. "Sarà un momento profondamente importante per me e la mia famiglia e non vedo l’ora di poter stare sulle sue orme", le orme del nonno, un brivido che vuole vivere fino in fondo e che correda con una di quelle faccine che i social regalano, interlocutorie tra la commozione e lo stupore. Forse neanche rendendosi conto di quanto quell’emozione sia reciproca. Perchè quel giorno sarà condivisa da chi sarà al suo fianco e da una città che attraverso di lui rivivrà uno dei protagonisti di una pagina di storia determinante. "Ci sono alcune cose in programma per il tempo in cui resteremo: restate sintonizzati qui per ulteriori aggiornamenti, qualche fotografia e magari anche una diretta".
Parla ai suoi contatti e a chi lo segue, quasi invitandoli ad accompagnarlo nel viaggio partitoda lontano. Da quel 16 luglio di 80 anni fa, un filo che la storia ha conservato, fino a riannodarlo con i giorni nostri.