REDAZIONE AREZZO

Riciclaggio di Mureddu e Carboni, Flavio trattò di persona per la Cantarelli

Venti persone coinvolte. Tutti sospettati di dare l'assalto alle aziende in crisi con i proventi dell'evasione. Perquisizioni e sequestri emessi dalla Procura. Il caso Biochefarm

Flavio Carboni in una foto d’archvio

Arezzo, 10 marzo 2016 - I militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Arezzo hanno eseguito diversi decreti di perquisizione e sequestro, emessi dalla Procura della Repubblica, nei confronti di un’associazione criminale dedita al riciclaggio di proventi derivanti dall’evasione fiscale, tramite l’acquisizione di società di grandi dimensioni in difficoltà economiche.

Tra gli indagati risultato anche nomi eccellenti: in testa il faccendiere Flavio Carboni e anche Valentino Mureddu, venuto alla luce della cronaca qualche settimana fa. Motivo? Aver accompagnato l'ex vicepresidente di Banca Etruria Pier Luigi Boschi a Roma a conoscere proprio Carboni. Una conversazione all'interno della quale uno dei temi era anche quello dei possibili suggerimenti sul nome del nuovo direttore generale di Banca Etruria.

Flavio Carboni, il più misterioso dei faccendieri italiani, e il suo amico e allievo Valeriano Mureddu volevano la Cantarelli. Anzi, risulta alle indagini che a Rigutino sia andato Flavio di persona. L’amministratore delegato dell’epoca, Alessandro Cantarelli, nega di averlo mai conosciuto: «Ho visto solo un paio di volte Valeriano», ci tiene a precisare. I commissari Sanzo e Gori non parlano. Teatro del vertice forse la sede della Cantarelli. Ufficialmente, comunque, la trattativa non saltò perchè c’era di mezzo Carboni, che era e resta un privato cittadino, abilitato a condurre i suoi business. Quel che non tornava ai giudici fallimentari era piuttosto il capitale sociale della Biochefarm, la società di diritto svizzero il cui referente alla luce del sole era Luca Degan, anche se dietro c’erano Mureddu e il faccendiere sardo. Troppo esiguo per rilevare l’azienda: ecco perchè la richiesta di proroga del concordato fu bocciata.

Per i due e ad altre diciassette persone una raffica di perquisizioni e un’accusa di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio. Di mezzo c’è anche un’altra società: la Geovision Srl di Badia al Pino. Dietro le quinte, secondo gli inquirenti, un cospicuo giro di denaro in nero frutto dell’evasione di una truffa carosello: dai 20 ai 25 milioni, che sarebbero stati reimpiegati per dare l’assalto ad aziende in crisi ma ancora appetibili.

Ma al centro la Cantarelli, in particolare nell’operazione Biochefarm di Chiasso. Nelle retrovie, stando alle indagini, c’erano appunto Carboni e Mureddu. Un affare che voleva riciclare l’utile occulto e illecito di cui l’Agenzia delle Dogane e la procura di Perugia accusavano appunto la Geovision: vendite di materiale di imballaggio da una società all’altra senza che nessuno ci pagasse sopra l’Iva (ma Mureddu continua a negare). Fino a creare una provvista da reinvestire.

Anche nella Cantarelli. Alla trattativa con Biochefarm, conferma l’allora amministratore delegato Cantarelli, partecipò in un paio di occasioni anche Mureddu che nega di aver mai conosciuto Carboni, ma secondo gli inquirenti il faccendiere qualche contatto lo tenne comunque. Carboni è stato perquisito a Cagliari e a Roma, Mureddu nella sua casa diMonte San Savino.