LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Vigili del fuoco e 118 nel cantiere della morte a Firenze: “Così cerchiamo l’ultimo operaio”

Covani team leader Usar spiega le fasi dell’intervento: "Lavoriamo in uno scenario critico". Il disaster manager Pancioni: "Azioni coordinate per supportare i colleghi nelle ricerche"

Vigili del fuoco e 118 nel cantiere della morte a Firenze: “Così cerchiamo l’ultimo operaio”

Arezzo, 19 febbraio 2024 – C’è una trave enorme, sospesa nell’inferno di cemento. Quaranta tonnellate, un gigante spezzato: in quel punto potrebbe trovarsi il corpo del quinto operaio. Che si cerca ormai da più di tre giorni. I vigili del fuoco si muovono con prudenza nel teatro del disastro e ogni azione è pianificata, studiata: l’obiettivo è recuperare il quinto uomo sepolto sotto tre solai collassati l’uno sull’altro. Nella squadra Usar Toscana, specialisti dei vigili del fuoco e del 118, ci sono professionisti aretini che lavorano senza sosta da venerdì. Marco Covani, esperto di lungo corso dei vigili del fuoco, è il team-leader della Usar (fino a oggi).

Marco Covani, team leader della squadra Usar Toscana insieme a Luca Pancioni, disaster manager 118
Marco Covani, team leader della squadra Usar Toscana insieme a Luca Pancioni, disaster manager 118

Ieri le operazioni si sono concentrate in un’area del cantiere vicina a quella dove sono stati rinvenuti i corpi dei quattro operai morti nel crollo: "Pensiamo che la persona dispersa possa trovarsi nelle vicinanze, abbiamo le testimonianze dei sopravvissuti e le verifiche tecniche eseguite senza sosta", dice Covani. Perché loro si fermeranno solo "quando avremo individuato e recuperato la persona". Ma per farlo, c’è da aprire varchi nei muri di cemento, facendo attenzione a non causare ulteriori crolli, in uno scenario in equilibrio precario e in evoluzione. Così ieri, c’è voluto una giornata intera per sostituire la grande gru che sorreggeva l’enorme trave e che per le sollecitazioni del peso (decine di tonnellate) "cominciava a dare segni di eccessivo carico". Un rischio in più per gli specialisti dei vigili del fuoco che giorno e notte sono in azione con quella "spada di Damocle" sulla testa. "È stata fatta arrivare un’altra gru, più potente che si aggiunge a quella alla quale i professionisti Saf hanno agganciato con operazioni aeree, un pezzo della trave. "È arrivata anche una macchina demolitrice per spezzare quella trave e agevolare le operazioni di rimozione", spiega Covani. Se è stato individuato il punto dove potrebbe trovarsi il quinto operaio, c’è però "da perforare due solai, che formano un conglomerato che va sondato con martelli pneumatici per aprire varchi e poi ispezionato all’interno con videocamere per verificare se eventualmente c’è la persona che stiamo cercando". Del nucleo di specialisti aretini fanno parte anche medici e infermieri del 118: è lo schema Usar - tecnici e sanitari - che opera negli scenari più gravi, dai terremoti ai crolli come quello di Firenze. Dal cantiere dove sono morte quattro persone e si continua a cercare la quinta, è appena rientrato Luca Pancioni, specialista del 118 e disaster manager. "È uno scenario insolito per me che ho lavorato nel terremoto di Amatrice e L’Aquila. Qui è diverso, perché sei dentro uno scheletro di cemento con solai collassati; operi con un metodo di approccio diverso dagli altri contesti, in stretta sinergia con i vigili del fuoco. Il nostro compito è doppio: soccorrere persone ferite o recuperare salme, e al tempo stesso essere di supporto ai vigili del fuoco che hanno una professionalità unica e si muovono in un contesto delicatissimo".

Con il rischio sempre davanti e la consapevolezza del compito al quale si è chiamati. Non c’è tempo né spazio per le emozioni perché "siamo concentrati sull’obiettivo; l’adrenalina la scarichiamo a fine turno", aggiunge Pancioni che ha dato il cambio ai colleghi aretini del 118 Maurizio Marini e Martina Portolani, i primi a partire. Oggi ci sono Samuele Pacchi, coordinatore infermieristico e Francesca Berna, medico. Pronta a partire anche Sara Montemerani "la nostra squadra è attivata, attendo la chiamata".

Lei un anno fa ha lavorato una settimana con il team aretino in Turchia, tra le macerie del terremoto che ha squassato una regione lasciando sotto le macerie migliaia di morti. Da quelle macerie Sara ha tirato fuori due persone, vive.