Resa dei conti sul voto La Lega alza il tiro "Sì al bilancio se Polcri lascia subito"

Il segretario Vecchi non esclude l’ipotesi ma la vincola alle dimissioni. Tattica per marcare la distanza e capitalizzare il consenso sulla rottura. "La posizione di coerenza non cambia. Non è il nostro presidente". .

Resa dei conti sul voto  La Lega alza il tiro  "Sì al bilancio  se Polcri lascia subito"

Resa dei conti sul voto La Lega alza il tiro "Sì al bilancio se Polcri lascia subito"

di Lucia Bigozzi

Il dado leghista è tratto. E sul caso Provincia il solco con FdI, Forza Italia e la civica Ora Ghinelli si allarga. Indietro non si torna, tuonano da giorni i maggiorenti della Lega, su tutti la parlamentare Tiziana Nisini che non aveva usato giri di parole nell’intervista di ieri a La Nazione: "Mai con Polcri, ora governi con il centrosinistra". Più passano le ore, più la linea del Carroccio diventa irremovibile e la divaricazione con gli alleati netta. E’ così perfino nell’ipotesi più estrema che prende forma nelle valutazioni dei leghisti alla vigilia del voto sul bilancio, mercoledi in sala dei Grandi.

"C’è solo una condizione per la quale potremmo prendere in considerazione il voto a favore: le dimissioni contestuali, ovvero immediate, di Polcri. Per il resto, la nostra posizione non cambia, voteremo contro il bilancio", dice Gianfranco Vecchi, leader provinciale del partito che non arretra di un millimetro e lancia sul tavolo della coalizione un ulteriore vincolo, ben sapendo che non potrebbero avallarlo nè gli alleati, tantomeno il presidente della Provincia che finora ha retto alla tempesta dei veti incrociati e sta provando a tenere duro nel tentativo di comporre una maggioranza con la quale governare. Orizzonte corto - tra ottobre e dicembre - se si concretizzerà l’alleanza con il centrodestra; orizzonte di mandato, cioè al 2026, se l’intesa definitiva sarà con il centrosinistra che a Polcri ha già prospettato e garantito lo scenario.

A ben guardare, la rigidità della Lega è l’estremizzazione in chiave locale di ciò che accade sul piano nazionale, con i salviniani impegnati a marcare il territorio (elettorale) assumendo un profilo più di lotta che di governo. L’obiettivo è colmare il gap con Fratelli d’Italia, partito che in questa fase "paga" di più la golden share di governo. E così sul caso Provincia, l’oltranzismo del Carroccio serve a recuperare consenso battendo sul tasto della coerenza che ha sempre appeal tra gli elettori, vecchi e nuovi (vedi l’escalation dei meloniani).

Sullo sfondo c’è la partita per le amministrative 2024 con molti Comuni di "peso" alle urne e tra questi Cortona e Castiglion Fiorentino, ma si guarda anche ad Arezzo, nel 2025. Gianfranco Vecchi pianta un altro paletto nel campo del centrodestra: "Se insieme al bilancio ci fossero le immediate dimissioni di Polcri, potremmo valutare il voto".

È un messaggio agli alleati che, invece, puntano a trasformare la sconfitta elettorale nell’opportunità di proseguire al timone dell’ente pure se con un altro presidente che, da parte sua, ha sottoscritto le garanzie richieste: deleghe ai soli consiglieri di centrodestra, governo dentro il recinto della coalizione e dimissioni entro l’anno per riallineare le elezioni del consiglio (a dicembre) con quelle del presidente della Provincia. Chiaro l’obiettivo di non consegnare l’ente al centrosinistra che, a sua volta, ha sostenuto Polcri per "affondare" Chiassai. Ma la Lega ha altri piani, per ora contrapposti al resto della coalizione. E dopodomani le strategie diventeranno voti o non voti.