‘Questa Giostra non s’aveva da fare’

Il Bastian Contrario Martino Gianni, il vip dei vip della piazza: meglio niente come a Siena che così

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di Salvatore Mannino

Il parere di un ex Re della Piazza, perbacco, va sempre ascoltato, anche quando va all’opposto delle opinioni prevalenti. E lui, Martino Gianni, il personaggio dei personaggi del più popolare evento aretino, non ha dubbi: questa Giostra non s’aveva da fare. Come il matrimonio di Renzo e Lucia. "Meglio come hanno fatto a Siena col Palio, che dovrebbe essere il nostro modello se aspiriamo ad arrivare a quei livelli. Rinviare sarebbe stata una scelta più consona che correre in queste condizioni".

"Io sono così innamorato della Giostra - spiega - da viverla come un’emozione unica. Ma dov’è il pathos con le misure di sicurezza, con il distanziamento, con il ’popolo’ degli spalti ridotto a un terzo del consueto. Una festa o c’è o non c’è. Se non si può fare come si deve, meglio rinunciare".

Ma non c’era il rischio di un disamoramento degli aretini, dopo due anni in cui la piazza è rimasta desolatamente diversa? "Non credo - replica lui - una passione, se è passione, non finisce in così poco tempo. E’ come se ci fosse stata una guerra. Dopo tutto la Giostra si è fermata per ben otto anni durante l’ultimo conflitto mondiale. E quando è tornata era più popolare di prima. Stavolta sarebbe successo lo stesso anche saltando un altro anno. Ripeto: quest’abbozzo di Giostra assomiglia poco a una Giostra vera".

Un concetto sul quale il cavaliere che per primo ha puntato sistematicamente al cinque, il rivoluzionario della piazza, l’allenatore della prima stagione vincente di Santo Spirito, non sente ragioni: "E’ come alle Olimpiadi. Lasciamo perdere che abbiamo portato a casa una raffica di medaglie d’oro. Ma che vi sono sembrate vere Olimpiadi, senza il pubblico? Lì almeno c’erano grossi interessi pubblicitari che imponevano di andar avanti. Ma da noi? Rischia di diventare anche un danno economico".

Comunque sia, Martino Gianni non crede che le tre edizioni saltate abbiano influiti più di tanto sul valore dei giostratori in piazza e lui è uno che se ne intende: "Il posto del migliore per me se lo giocano ancora Enrico Vedovini e Gian Maria Scortecci. Con Cicerchia terzo incomodo se davvero ha trovato il cavallo giusto". Inutile chiedergli quindi a chi vada il suo pronostico: "Per me quelli di Santo Spirito, in condizioni normali, vincono anche con un braccio legato dietro la schiena. Certo, tutto dipende dal binomio cavallo-cavaliere. L’esempio viene proprio dalla Colombina, che non ha vinto due lance d’oro nelle ultime quattro edizioni, ha perso le altre due. Tutto perchè Cicerchia non trovava la monta giusta".

L’ex Re della piazza, in ogni caso, non andrà a pescare, come giurava di fare quando non era tra i protagonisti della competizione. "E’ vero, ho avuto la tentazione di riprendere in mano la canna, ma mia moglie ha già invitato due amici. La Giostra la vedremo insieme in televione. Io in piazza? No, con questi chiari di luna non mi interessa. Lo sanno tutti che sono scettico su come i quartieri stanno gestendo le loro risorse. Troppa improvvisazione, troppi errori".

Eppure Martino non dice no, non esclude che per lui si possa aprire un’altra stagione di Giostra, dopo quelle con Sant’Andrea da cavaliere e con Santo Spirito da allenatore. "Potrei rimettermi in gioco, ma chi mi vuole deve darmi carta bianca dal punto di vista tecnico. Come si allena e come si preparano i giostratori, correggendone gli sbagli, lo decido solo io".