Ponte Buriano, il prodigio tecnico. I bastioni dipinti da Leonardo il segreto per resistere otto secoli

Il professor Ricci spiega perché l’opera romanica che ap pare alle spalle della Gioconda è un unicum Al posto di semplici frangi-acqua ci sono strutture che sorreggono le arcate e garantiscono stabilità

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Arezzo, 1 ottobre 2023 – Il Ponte Buriano è andato finalmente in pensione e godrà da ora in avanti il meritato riposo, al momento grazie a un parallelo ponte provvisorio, ideato per reggere almeno cinque anni, in attesa del costruendo ponte definitivo. Appena in tempo, secondo l’autorevole opinione dell’architetto Massimo Ricci, esperto di analisi, restauro e manutenzione dei monumenti antichi. Da anni Ricci studia il ponte (già nel 2013 ha organizzato e diretto, un corso internazionale per studenti universitari di Tecnologia dell’Architettura Antica con il patrocinio dell’Unesco) e da allora non si è mai stancato di mettere in guardia chi di dovere. Il ponte, sottoposto com’è all’ingiuria del traffico pesante, poteva venir già senza preavviso come accadde al Campanile di Venezia il 14 luglio 1902 (per un vero miracolo senza un morto) e alla Torre Civica di Pavia, crollata la mattina di venerdì 17 marzo 1989: una massa di mattoni, sabbia e granito che provocò invece 4 morti e 15 feriti.

La conferenza che Ricci ha tenuto sabato scorso al museo “Leonardo e l’Aretino” al Ponte Buriano ha chiarito alcuni aspetti sulla costruzione del viadotto che risale al 1240, come risulta dall’iscrizione apposta nel primo bastione in riva destra che recita: “Accolti e Chimenti 1240”. Normalmente si accredita come data di costruzione il 1277, riportato negli Annales Arretinorum Minores (Bini 1909): “Pons Buriani in agro arretino constructus anno 1277”.

"Ma - ha spiegato Ricci - l’anno che pare più congruo è sicuramente il 1240: non avrebbe avuto senso da parte delle due importanti famiglie aretine, proprietarie delle due sponde dell’Arno, anticipare la data di edificazione".

Ricci ha dichiarato di ammirare profondamente l’anonimo architetto che ha costruito il ponte: "I suoi due paramenti murari laterali - ha spiegato – non sono costituiti da bozze parallelepipede di piet ra ma da lastre: si tratta quindi di un semplice rivestimento di un muro molto sottile, che mentre presentava il lato positivo della riduzione della spesa, non avrebbe potuto reggere il carico gravante sulle volte delle arcate".

Ecco che viene fuori il genio dell’anonimo, bravissimo architetto costruttore che ha fatto diventare il Ponte Buriano un unicum fra i ponti medievali: ha collocato dei bastioni laterali in prossimità di ogni incrocio fra due arcate che si sviluppano dal piano fondale fino alla superficie viaria di calpestio. Ecco perché Ricci li ha chiamati “bastioni” e non “pigne”: le strutture appuntite che non sono semplici frangi-acqua come generalmente si è creduto, ma elementi che rinforzano il ponte e gli hanno permesso di arrivare fino a oggi, messo a rischio soltanto da un traffico pesante (perfino di carri armati) che nel XIII secolo non poteva essere previsto.

Un unicum, dunque, il Ponte di Buriano perché tutti gli altri ponti medievali non presentano bastioni così alti, ma solo la presenza delle pigne che, essendo appena poco più alte del livello del fiume, non possono svolgere alcuna funzione di sostegno della struttura.

L’architetto anonimo ha dunque preso due piccioni con una fava: ha fatto risparmiare parecchio i committenti, al tempo stesso rendendo il ponte più solido. "Oltre tutto - ha proseguito Ricci - il Ponte Buriano, come tanti altri ponti medievali, è costruito sopra un precedente ponte romano, il che spiega come mai le campate degli archi non sono tutte uguali, ma vanno da un minimo di 13 a un massimo di 20 metri. Normalmente, per risparmiare, gli antichi costruivano una sola centina che, utilizzata per realizzare una prima singola volta, veniva riutilizzata per costruire le volte successive che venivano così ad essere tutte uguali. Cosa che non accade nel nostro caso perché l’architetto-costruttore ha dovuto adeguarsi alle dimensioni delle campate romane".

Nell’ammirazione per questo singolare aspetto strutturale del Ponte Buriano, il Ricci ha un precedente illustre: Leonardo da Vinci che, da ingegnere, non ha potuto fare a meno di ammirare l’espediente geniale, tanto da inserirlo nel tanto discusso paesaggio alla sinistra della Gioconda (e non dimentichiamo che l’ha anche disegnato nella carta della Valdichiana). Il Ricci ha fatto infine notare che nel ponte del dipinto sono perfettamente riprodotti il sesto (ribassato) delle arcate e l’altezza dal livello dell’acqua della chiave delle medesime. E c’è molto di più naturalmente: il ponte del dipinto, presenta chiaramente il particolare che aveva tanto colpito il genio di Vinci: i bastioni insolitamente elevati fino al piano viario di calpestio. Sono tutti elementi che -lo diciamo quasi en passant- confermano in pieno la tesi di Carlo Starnazzi, peraltro avallata dal massimo studioso di Leonardo dei tempi moderni, Carlo Pedretti nonché dal Gotha internazionale degli studi leonardeschi, da Alan Brown a James Beck, da Antonio Natali ad Alessandro Vezzosi, a Martin Kemp. Dimenticavo: dallo stesso Silvano Vinceti che recentemente ha tirato fuori dal cilindro il Ponte Romito di Laterina.