
di Fausto Sarrini
Se n’è andato in silenzio dopo una breve quanto inesorabile malattia, lui che era stato per tanti anni sotto la luce dei riflettori. La notizia della morte di Ermanno Pieroni, 76 anni, ha fatto ben presto il giro della città. Il suo ultimo incarico ufficiale da direttore proprio ad Arezzo dove ha lavorato quattro stagioni, due in B dal 2005 al 2007, con la presidenza Mancini, sfiorando la serie A l’anno di Gustinetti e portando giocatori come Floro Flores, Antonini, Raimondi, Carrozzieri, Martinetti, Ranocchia (allora per la Primavera vista la giovanissima età) poi l’amara retrocessione ma dovuta a sei assurdi punti di penalizzazione il campionato successivo con Conte e Sarri, chiamati da lui, due allenatori poi arrivati al top che si alternarono in panchina. Il ritorno avvenne nella tormentata primavera del 2018 quando il club amaranto stava per fallire e lui contribuì al salvataggio convincendo La Cava ad assumersi l’onere maggiore di una operazione complicata che poi andò a buon fine. Un gran campionato con Dal Canto in panchina, la B sfiorata (sfortunata la semifinale col Pisa), poi il campionato interrotto dal Covid nel 2020 quando il tecnico era Di Donato.
Ermanno Pieroni, nato il 7 maggio 1945 a Jesi, la stessa città di Roberto Mancini, viveva ad Ascoli con la moglie Mariolina che aveva lavorato per il club amaranto e la figlia Letizia, 8 anni. Cominciò come arbitro, a proposito la sua ultima partita fu Arezzo-Reggiana 1-2 del 12 giugno 1977 che coincise con l’esordio del grande-sfortunato portiere Giuliano Giuliani di cui domani ricorrono 25 anni dalla scomparsa.
Poi dirigente, direttore sportivo e generale e anche presidente. Ha lavorato tra l’altro col Perugia di Gaucci portando giocatori del calibro di Gattuso e Materazzi, Ancona, dove conquistò prima la promozione in B nel 2000 (semifinale vinta con l’Arezzo) poi in A nel 2004 ma anche per altri club come Messina, Taranto, Jesi, conquistando la C dopo uno spareggio col Riccione proprio al Comunale aretino. Tanti i campionati vinti in carriera.
Grande conoscitore di calcio e giocatori, aveva vissuto anche momenti drammatici, finendo in carcere, accusato di bancarotta fraudolenta quando era presidente dell’Ancona, club in cui ha vissuto trionfi e cadute.
Uomo dalla forte personalità e dal carattere combattivo, aveva tanti amici e al tempo stesso non erano mancati i contrasti nella sua vita, ma è stato un direttore di grande competenza, uno dei migliori visti ad Arezzo e talent scout di spessore, andando a scovare ragazzi anche in categorie inferiori o comunque poco conosciuti. La Cava ci ha confidato che stava per portare ad Arezzo, pochi anni fa, un giocatore come Messias quando era al Gozzano.
La scorsa estate i primi sintomi della malattia, l’intervento chirurgico, ma negli ultimi giorni le condizioni si sono aggravate fino alla morte ad Ascoli.
"Arezzo farà sempre parte di me, qui ho chiuso la carriera da arbitro, qui ho vinto uno spareggio con lo Jesi, qui ho lavorato quattro anni", ci disse in una lunga intervista di non molto tempo fa. Inutile dire che ha la sciato una traccia profonda. Ieri la tristissima notizia della sua scomparsa. Alla famiglia il nostro grande abbraccio.