CLAUDIO ROSELLI
Cronaca

Pecorelli fa lo sciopero della fame: "In carcere condizioni vergognose"

Lettera-denuncia al giudice albanese. Processo rinviato a settembre. "Vivo tra i topi, siamo in 8 nella cella"

Davide Pecorelli, l’ex arbitro della sezione di Arezzo e imprenditore in carcere dall’inizio di maggio a Tirana, in Albania

Davide Pecorelli, l’ex arbitro della sezione di Arezzo e imprenditore in carcere dall’inizio di maggio a Tirana, in Albania

di Fabrizio Paladino

Una lettera disperata dal carcere. Il primo momento di contatto con l’esterno dopo oltre due mesi di reclusione a Tirana, in Albania. Tramite gli avvocati e la moglie, l’ex imprenditore e arbitro della sezione di Arezzo, Davide Pecorelli, ha deciso di rendere pubblico il suo difficile stato. E, in vista del processo di secondo e ultimo grado, ha deciso di avviare uno sciopero della fame. La lettera, firmata "il detenuto n. 234 Davide Pecorelli" è indirizzata alla corte di appello di Tirana e al giudice Dritan Hasani. Ma non solo, perchè il 49enne di San Giustino vuole portare a conoscenza della sua situazione anche il console e il vice console italiano nella capitale albanese, chiamati in causa proprio per denunciare quanto deve subire da decine di giorni. Condannato in primo grado a 4 anni di galera, il ministro Nordio ha concesso l’estradizione per questo cittadino italiano in attesa ancora del giudizio definitivo: il tutto per il reato di truffa aggravata.

"Signor giudice, sono detenuto in Tirana presso la prigione 313, edificio a settore 2-5, camera 2. Sono a scrivere questa lettera per lamentarmi che dall’8 maggio 2025, giorno del mio arresto, vivo in una camera di 16 mq con 8 persone, topi in bagno e senza acqua corrente. In data 9 maggio 2025 la sua corte di appello ha convalidato il mio arresto e ad oggi, dopo oltre due mesi, non sono state depositare le motivazioni del fermo, negandomi così il diritto di appellarmi. Le comunico che con decorrenza immediata entrerò in sciopero della fame finchè non verranno depositate le motivazioni dell’arresto".

Insomma, le condizioni dell’ex imprenditore sono davvero vergognose e, di certo, anche le istituzioni italiane dovrebbero intervenire per garantire a questo padre di famiglia una detenzione adeguata; più volte gli avvocati di Pecorelli – Massimo Brazzi e Andrea Castori – hanno inoltre sollecitato misure alternative come gli arresti domiciliari direttamente nel Paese delle Aquile ma il giudice albanese ancora non ha dato le risposte attese.

Intanto gli stessi legali fanno sapere che l’udienza finale del processo si terrà il 18 settembre, quindi ancora due mesi di calvario per l’ex arbitro che a casa ha lasciato la moglie, quattro figli di cui due minori, un padre e un fratello disabili. Forse è arrivato il momento di fare qualcosa per una persona che, ricordiamo, non ha commesso reati così gravi da meritare questo trattamento.