CLAUDIO ROSELLI
Cronaca

Pecorelli resta in carcere. Un mese per la sentenza

Un vizio di forma è il motivo che ha fatto slittare il processo al 15 luglio. L’ex arbitro e imprenditore è dietro le sbarre in Albania dall’8 maggio.

Davide Pecorelli, 49 anni. Alle sue spalle, nel montaggio, l’auto data alle fiamme

Davide Pecorelli, 49 anni. Alle sue spalle, nel montaggio, l’auto data alle fiamme

e Claudio Roselli

AREZZO

A causa di un vizio di forma, è stato rinviato a martedì 15 luglio, al tribunale di Tirana, il processo di appello a carico di Davide Pecorelli, il 50enne di Selci Lama - ex arbitro di Serie C della sezione Aia di Arezzo ed ex imprenditore con un’attività aperta a suo tempo a Sansepolcro - che è stato estradato lo scorso 8 maggio in Albania e richiuso in carcere per truffa aggravata, profanazione di tombe e intralcio alla giustizia; reati per i quali deve scontare quattro anni di reclusione.

I fatti sono noti e ravvolgono il nastro fino a inizio 2021: la sua scomparsa, il ritrovamento di ossa umane all’interno di un’auto data alle fiamme per inscenare la morte e poi la ricomparsa in vita dopo nove mesi nel mar Tirreno, vicino all’isola di Montecristo, dove Pecorelli aveva dichiarato di voler cercare il tesoro del conte.

La notizia del posticipo di quasi un mese (in un primo tempo l’udienza era stata fissata per la giornata di ieri) è stata comunicata dai due legali dell’uomo, gli avvocati Massimo Brazzi e Andrea Castori, specificando che il collegio di difesa albanese aveva chiesto l’accesso ad alcune quote del fascicolo, non ancora autorizzate. L’altra novità, senza dubbio positiva, riguarda l’interessamento alla vicenda da parte del console italiano a Tirana, che ieri mattina era presente e che ha garantito di seguire con attenzione tutti gli sviluppi di qui a metà del prossimo mese.

Gli avvocati Brazzi e Castori hanno comunque intenzione di coinvolgere nuovamente il ministro della giustizia, Carlo Nordio, per far sì che il loro assistito possa scontare la condanna in Italia. D’altronde, le condizioni della cella che Pecorelli divide con altri quattro detenuti, tutti albanesi, non sarebbero assolutamente buone, soprattutto dal punto di vista igienico: si parla addirittura di topi che girerebbero all’interno e inoltre cibi e acqua non vergono forniti, per cui bisogna contare sui familiari oppure pagare ogni giorno gli addetti con una carta ricaricabile.

La moglie Ionida Likaj lo ha raggiunto in Albania, mentre a Lama vivono il padre di 90 anni e il fratello, entrambi disabili. Un quadro generale alquanto complicato per Pecorelli, peraltro padre di quattro figli, due dei quali ancora minorenni. Ancora qualche settimana, quindi, per sapere quali saranno le sorti una persona che ha commesso i suoi errori, ma che comunque non si è macchiata di gravi crimini. A maggior ragione, pertanto, Pecorelli meriterebbe un trattamento senza dubbio migliore, o quantomeno più umano.