Gloria Peruzzi
Cronaca

Pau, la rockstar le canta a tutti: " La politica mi ha deluso. Il successo più bello? Mia figlia"

Il leader dei Negrita festeggia i 30 anni di attività con la band: " Mio nonno con il mandolino fu la mia prima ispirazione. Oggi non capisco perché il progetto di Pescaiola resta fermo"

Pau, cantante dei Negrita

Pau, cantante dei Negrita

Arezzo, 27 aprile 2024 – Pau, all’anagrafe Paolo Bruni, è cantante e leader di una delle band italiane più longeve, i Negrita che proprio quest’anno festeggiano trent’anni di attività. La festa di compleanno è già fissata il 27 settembre al Forum di Assago di Milano, unica data live del 2024. "Se riempiamo il forum di Assago dobbiamo ritenerci soddisfatti, da sempre questo è stato il nostro obiettivo - racconta Pau - ci siamo riusciti già diverse volte, quindi a settembre torneremo in un luogo molto importante per noi e lo facciamo per un evento unico". Ma, quella per la musica, è una passione che nasce ancora prima dei Negrita.

Pau, nella sua vita la musica c’è sempre stata.

"Ho cominciato ad aggeggiare, da ragazzino, con il mangiadischi dei miei genitori, poi mi hanno comprato un ‘radiolone’ e una chitarra usata. Non finirò mai di ringraziarli per avermi permesso di scegliere la mia passione. Mi hanno dato una libertà enorme e la mia gratitudine sarà sempre enorme".

Quando ha voluto imparare a suonare uno strumento?

"Quando ho visto mio nonno, già anziano, con il suo mandolino. In gioventù, era un ciabattino e mandolinista. Andava nei poderi dove abitavano famiglie numerose. Di giorno faceva le scarpe e la sera, a veglia, intratteneva le famiglie con il mandolino".

Lei, a quel punto, sceglie la chitarra...

"Ho iniziato, da autodidatta, come quasi tutti i musicisti rock. Usavo il retro degli spartiti scolastici dove c’erano i primi accordi. Però ho voluto subito scrivere canzoni mie".

Prima dei Negrita ci sono stati gli Inudibili, la band con cui ha iniziato.

"È stato uno dei primi esperimenti di creare una band. Eravamo onesti con noi stessi e sapevamo di essere abbastanza inascoltabili. Erano anni in cui la musica internazionale che ascoltavamo aveva un certo fascino negli adolescenti e siamo stati trascinati dall’entusiasmo. Ne faceva già parte anche Cesare Petricich".

Qual è stata la sfida più difficile della sua carriera?

"Se guardo indietro, quella di mantenere in piedi una band per tutti questi anni, ma con l’ingenuità, il coraggio e la forza dell’adolescenza al tempo neppure me ne sono accorto. Poi, l’essere riusciti a imporre il nostro modo di vedere e intendere la musica: all’inizio facevamo rock, blues, funky in Italia, cantato in italiano, eravamo gli unici".

Che rapporto ha avuto con la città?

"Una parte di me ha sempre amato la città, il nostro territorio e le persone che lo abitano. Certo, un’altra parte, a volte l’ha odiata perché era troppo piccola per le mie ambizioni, ma non l’ho mai abbandonata".

Che fine ha fatto il progetto di riqualificazione dell’ex mercato ortofrutticolo di cui è socio. Ci dovrebbe sorgere un grande auditorium e un centro per la musica ?

"Non ha fine e non ha inizio. È un progetto che, da tempo, va avanti e poi si blocca diciamo che non fa altro che farmi diminuire la mia voglia di avere che fare con le amministrazioni".

Come scopre la passione per il disegno?

"È addirittura precedente alla musica. Mia nonna mi faceva trovare, al pranzo della domenica, Topolino. Ho cominciato a copiare quei personaggi e ho continuato fino a scegliere Architettura".

Quindi era pronta un’alternativa alla musica?

"Proprio no! Arrivato il primo contratto discografico, ho lanciato letteralmente dalla finestra il libretto universitario, poi prontamente recuperato, ma ho scelto la musica subito".

Il disegno è dunque rimasto nel cassetto...

"L’ho ripreso un attimo prima del Covid. Adesso, sono passato dal disegno alla pittura, perché anche qui come nella musica, non mi fermo a uno stile e cerco sempre stimoli nuovi".

L’incontro più importante della sua vita?

"Mia moglie in primis, poi Cesare, il primo con cui i sogni hanno cominciato a realizzarsi e tutti i Negrita compreso Fabrizio Barbacci che è stato la nostra guida e resta il nostro fratello maggiore".

Il suo successo più grande?

"Mia figlia Nina. È esattamente come l’ho desiderata. Sono stato accontentato dal dio del rock".