Parisi: "Il mio fonografo aretino" Il Nobel della fisica si racconta Petrarca strapieno per ascoltarlo

Protagonista a Science Lab. "La priorità è investire sui giovani: in troppi sono costretti a lasciare l’Italia". Le calamità di queste ore? "La scienza può aiutare ad evitarle. Le potenzialità dell’intelligenza artificiale".

Parisi: "Il mio fonografo aretino"  Il Nobel della fisica si racconta  Petrarca strapieno per ascoltarlo

Parisi: "Il mio fonografo aretino" Il Nobel della fisica si racconta Petrarca strapieno per ascoltarlo

di Gloria Peruzzi

È un teatro Petrarca sold out quello che stasera, alle 21, accoglierà Giorgio Parisi, Premio Nobel per la Fisica 2021, professore ordinario di Fisica teorica all’Università La Sapienza di Roma, per presentare il libro "Gradini che non finiscono mai. Vita quotidiana di un Premio Nobel", scritto insieme a Piergiorgio Paterlini. Evento clou di Arezzo Science Lab, festival organizzato dalla Fondazione Guido D’Arezzo, associazione culturale Lab e Feltrinelli Point.

"Ho già un pezzo di Arezzo nel salotto di casa mia. È un fonografo che risale a un centinaio di anni fa. Acquistato quando sono venuto e, in quell’occasione, ho fatto anche una bellissima visita alla Leggenda della vera Croce".

Parisi, i suoi amici fin dall’Università avevano capito che lei avrebbe vinto il Nobel. Lei, quando ha iniziato a crederci?

"Intorno ai 40 anni, quando alcuni miei studi, quelli sui vetri di spin o la teoria della complessità, stavano avendo un peso sempre maggiore nella scienza. Allora ho ritenuto ci fosse una possibilità concreta di vincerlo".

L’asteroide "Parisi" è stata una sorpresa?

"Una cosa che non credevo possibile. Porterà il mio nome per tanto tempo, è bellissimo".

Che importanza hanno i festival nella diffusione della comunicazione scientifica?

"Contribuiscono a diffondere fiducia nella scienza. Sono molto importanti , coinvolgono un vasto pubblico su argomenti scientifici raccontati in maniera accessibile a tutti".

Peccato, però, che molti giovani scienziati italiani siano costretti a lasciare l’Italia..

"Non abbiamo solo il problema di trattenere gli scienziati, ma di trattenere tanti giovani italiani in assoluto. C’è una fortissima emorragia di persone estremamente qualificate dall’Italia". Cosa possiamo fare?

"Investire nei giovani. Uno dei nostri maggiori problemi è il precariato che non consente di avere, in età ragionevole, un posto fisso. È necessario intervenire sulla disoccupazione partendo da un dibattito serio sulla diminuzione dell’orario di lavoro".

La scienza può aiutarci ad evitare le tragedie di questi giorni?

"Non c’è dubbio. Gli scienziati fanno stime e spiegano nel dettaglio scenari e soluzioni".

Ad esempio?

"La prima cosa è mettere in sicurezza il territorio subito. Servono bacini e terreni di scolmamento da inondare se necessario. Intervenire seriamente sulla prevenzione. Poi, sul lungo periodo serve provvedere al cambiamento climatico e al risparmio energetico con interventi semplici come i vetri doppi alle finestre, pannelli isolanti ai muri delle case e passare alle energie rinnovabili. Non capisco perchè i tetti delle case non siano riempiti di pannelli fotovoltaici con tutto il sole che abbiamo".

Sull’intelligenza artificiale generativa ci sono più opportunità o rischi?

"Sono ottimista. Non credo ci cambierà la vita in modo prorompente, ma lo sviluppo che avrà tra 10 o 20 anni sarà molto diverso da quello di oggi. Oggi dobbiamo coglierne le opportunità regolamentandone gli usi".

Diventerà più intelligente di noi umani?

"Non vedo il problema. Siamo molto differenti dalle macchine. Non hanno la capacità di interagire con il mondo esterno che abbiamo noi. Nel breve non credo succederà. Certo, ce ne sono già di migliori a scacchi!".

Una delle sue passioni, come scrivere fiabe. Lo fa ancora?

"Ne ho appena scritta una per il mio nipotino Martino, ma non sto andando molto avanti in questa direzione".