Salvatore Mannino
Cronaca

Parabola Boschi: i giorni difficili dell'unico ministro aretino degli anni 2000

Un invito a comparire dopo gli inviti a Palazzo: rimane la più importante figura politica in città degli ultimi anni. Una carriera insieme a Renzi, poi l’inciampo Etruria

Maria Elena Boschi (ImagoEconomica)

Arezzo, 9 novembre 2020 - Dagli inviti a Palazzo (ad esempio al Quirinale) all’invito a comparire. Che non è una sentenza, nè tantomeno un verdetto di colpevolezza. Solo un segno dei tempi che per Maria Elena Boschi, la stella più fulgente del cerchio magico renziano negli anni d’oro, si sono fatti improvvisamente cupi. Non bastavano le ultime propaggini del caso Etruria, dalle quali comunque l’ex ministra aretina (anzi di Laterina) si è sempre difesa (e ha difeso il padre Pierluigi) come una leonessa, pardon: come una giaguara, stando al suo antico appellativo.

Ora ci si mette anche la convocazione della procura di Firenze per violazione della legge sul finanziamento dei partiti, insieme a SuperMatteo, che ha reagito con la rabbia di un animale ferito, e agli altri big del renzismo rampante, tutti nel Cda della fondazione Open.

Qui, però, non si parla di cronaca giudiziaria, bensì della parabola di colei che resta tuttora come la figura politica di maggior prestigio espressa da questa provincia nell’ultimo ventennio, l’unica appunto che abbia seduto sulla poltrona più alta di un ministero, dalla quale teneva ambo le chiavi (come il dantesco Pier delle Vigne con Federico II) di Matteo Renzi. Una curva impennatasi improvvisamente verso l’alto nell’ultimo scorcio del 2012, ai tempi della prima campagna (persa) per le primarie Pd.

Lei, sconosciuta avvocato civilista di un prestigioso studio legale fiorentina, era la coordinatrice delle mosse dell’allora sindaco di Firenze e fu giocoforza per i cronisti andare a cercarne radici e origini. Venne così alla luce la sua brillante carriera di studentessa del liceo classico «Petrarca», unica appendice aretina, perchè poi si era subito trasferita per l’università e qui non è più tornata, se non per le meritate pause in famiglia, nella casa di Laterina, e per qualche comizio, al seguito di Renzi.

Le cui fortune salivano di pari passo con la marea che trascinava verso l’alto Maria Elena. Lui segretario nazionale del Pd e lei stretta collaboratrice nonchè deputata dal 2013, lui premier e lei ministra, la prima aretina ad esserlo dai tempi del democristiano Giuseppe Bartolomei, nel lontano 1981. Un’ascesa irresistibile, almeno fino al caso Etruria, che esplode nel novembre 2015.

Che fosse figlia di un consigliere Bpel lo si sapeva, ma la nomina del padre a vicepresidente era passata quasi inosservata, a livello nazionale, fin quando il binomio lei ministra e lui amministratore di una banca insolvente non divenne un cocktail esplosivo, capace di corrodere la carriera di entrambi.

Per lei, fra l’altro si preparava, come per Renzi, un’altra amarezza: la sconfitta nel referendum sulla riforma istituzionale che da ministra aveva in gran parte scritto. Addio al premierato, addio alla superpoltrona di governo.

Da allora Maria Elena Boschi ha centellinato le sue presenze in città, con gli aretini che l’hanno vista quasi solo in Tv e sui rotocalchi. Unica nota forte un’aspra polemica col sindaco Ghinelli. Non sarà certo lieta di farsi rivedere sulle scale del palazzo di giustizia di Novoli.